Oltremare – Teshuvà

Il valore della teshuvà nell’ebraismo è indiscutibile e inevitabile, anche se di solito se ne parla molto intorno a Kippur e poi silenzio assoluto, nulla da riportare per quasi un anno fino al Kippur successivo. Finché non arriva il solito rav che vuol fare lo spavaldo e dice che esiste un rapporto forte fra Yom Kippur, tutto dedicato al ritorno alla retta via e al giudizio dall’alto che decreta se quel ritorno ce lo meritiamo o meno, e Purim. Che non è, sorpresa sorpresa, solo una festa di sollievo per l’evitato genocidio e di feste in maschera, ma è nientemeno che l’altra faccia della medaglia proprio di Kippur.
L’incertezza, la consapevolezza che questo mondo è caduco e che la nostra strada terrena può interrompersi improvvisamente a causa di una decisione, un fato, che non controlliamo, sia esso divino o molto, molto umano; la teshuvà di ciascuno di noi, ciclica, prima di ogni Yom Kippur, e quella personale ma universale della Regina Ester quando tutto sembrava già perduto.
C’è una intera letteratura su questo parallelo, ma io qui vorrei solo dire che proprio a un passo da Purim, a un passo dal lancio di dadi che divide la sorte fra vita e morte, l’unico stato al mondo fondato da rifugiati e fuggiaschi, sopravvissuti e idealisti, ha infine fatto teshuvà e ritrovato se stesso, e da stanotte ha aperto le porte a tutti quelli che fuggono dall’Ucraina in fiamme, e che hanno un qualsiasi legame di famiglia qui in Israele. Chiudere la porta in faccia a persone (bambini e anziani inclusi) che hanno un maledetto bisogno di una porta aperta non è umano, lasciamo stare ebraico. Dovrebbe essere ovvio, non lo è stato del tutto per qualche giorno, ma si spera che da domani le cose ritornino a somigliare di più al risutato di decisioni etiche e non invece di paure e chiusure di mente prima ancora che di confini.
Poi se per una volta i politici che hanno prima sbagliato e poi corretto la rotta di 180 gradi pagassero il conto dando le sacrosante dimissioni, allora saremmo davvero esemplari, una piccola “luce per le nazioni”. Ma non chiediamo troppo tutto in una volta, e come invitano i rabbanim, accettiamo chi fa teshuvà con benevolenza.

Daniela Fubini

(14 marzo 2022)