Chagall, vita ebraica in mostra

Dalla Yiddishkeit di Vitebsk, riprodotta con amore e nostalgia nella serie “Ma vie”, alle illustrazioni dei libri dell’amata moglie Bella Rosenfeld, incentrati sulla vita ebraica; dalla rappresentazione dell’orrore dei pogrom alle riproposizioni su tela delle vicende bibliche. L’opera di Marc Chagall continua ad affascinare il grande pubblico, rappresentando un racconto originale del mondo ebraico, delle sue radici e della sua vitalità. Un racconto al centro ora di una nuova mostra che porta dall’Israel Museum di Gerusalemme al Mudec di Milano oltre cento opere di Chagall, con il proposito di scavare in particolare il contesto culturale da cui l’artista attinse la sua ispirazione. Aperta al pubblico dal 16 marzo, l’esposizione “Marc Chagall. Una storia di due mondi” è curata da Ronit Sorek dell’Israel Museum. Sorek, presentando la mostra, ha sottolineato come le scene e le esperienze della prima giovinezza formarono la base del mondo simbolico di Chagall, e ciò costituisce forse il segreto del duraturo successo delle sue opere. Il progetto espositivo mette in relazione proprio questi lavori con il contesto culturale da cui nacquero: la lingua, gli usi religiosi e le convenzioni sociali della comunità ebraica yiddish, così come i colori e le forme che l’artista assimilò da bambino ed espresse al meglio da adulto.
La prima sezione abbraccia il tema della Cultura ebraica e Yiddish. Temi fondamentali nella definizione dell’opera di Chagall, al pari della vita a Vitebsk (oggi in Bielorussia) e dell’espressione dell’identità Russa, sono state l’osservanza della religione ebraica e la cultura Yiddish. Nell’Impero Russo, infatti, Vitebsk era – a cavallo tra XIX e XX secolo – uno dei centri del territorio maggiormente abitati da ebrei, la cosiddetta “Zona di residenza”. La città ospitava molte sinagoghe. La lingua parlata era l’yiddish, una lingua germanica scritta in caratteri ebraici, dunque un vernacolo che permetteva di comunicare senza tradire il linguaggio biblico. Basandosi sulla tradizione ebraica, l’yiddish preservava e rafforzava il senso di identità e la cultura della comunità; era la lingua madre che accompagnò Chagall nel suo ingresso nella vita adulta. Molte delle scene e delle immagini create da Chagall sono spesso legate alla tradizionale osservanza della religione ebraica e hanno spesso origine in espressioni yiddish; gli oggetti da lui raffigurati sono spesso molto simili a quelli delle collezioni “Judaica” ed “Ethnography” dell’Israel Museum di Gerusalemme.
La seconda sezione della mostra è dedicata al tema della Nostalgia, evidente in molte sue opere, dalle radici nella nativa Vitebsk, descritta con amore e nostalgia nella serie Ma vie, all’incontro con la prima moglie Bella Rosenfeld. Molte delle opere di Chagall sul tema dell’amore eterno sono ritratti di Bella; anche lei scrittrice in lingua yiddish, era nata a Vitebsk, dove i due si conobbero in giovane età. Scrisse della sua vita nella piccola comunità ebraica in un ciclo di memorie, e raccontò del suo amore per Chagall. Cominciò a scrivere all’inizio degli anni Trenta. Come i dipinti di Chagall, anche i suoi lavori sono pervasi dalla nostalgia per la terra natale. La morte precoce di Bella fu per l’artista un duro colpo. I libri della moglie Burning Lights e First Encounter furono pubblicati dopo la sua morte, negli anni Quaranta, corredate da vivaci illustrazioni eseguite dal marito. La mostra comprende i disegni originali per i libri di Bella, donati all’Israel Museum dalla loro figlia Ida. Fornendo un contesto di cultura materiale quale retroterra dell’opera di Chagall, la mostra presenta inoltre una selezione di oggetti rituali ebraici dell’Europa orientale, conservati alla sezione dell’Israel Museum dedicata all’arte e alla vita ebraiche. Questi manufatti, usati nelle cerimonie religiose delle comunità, sono spesso raffigurati nelle opere di Chagall, in particolare nelle illustrazioni per i libri di Bella e per le stampe da lui realizzate negli anni Venti in Ma vie.
La terza sezione in mostra descrive le Fonti di ispirazione di Chagall. La mostra presenta le sue illustrazioni della Bibbia: disegni e stampe su temi che esercitarono sempre un grande fascino su di lui.
Infine, l’ultima sezione porta il pubblico in Francia, l’ultima patria. Il ricco cromatismo che si suole associare ai dipinti e alle stampe di Chagall emerse solo nel momento in cui egli lasciò la Russia per la Francia, spiega la curatrice. Stabilitosi a Parigi, Chagall abbracciò la sua nuova, colorita patria assimilando tutte le risorse culturali che essa gli offriva. Il paesaggio e la cultura francesi divennero parte della sua nuova vita, e Chagall li incorporò nei dipinti e nelle illustrazioni di scene bibliche e di classici della letteratura, come le Favole di La Fontaine. Durante la sua lunga e fertile carriera a Parigi e a Saint-Paul de Vence in Provenza Chagall continuò a evocare i ricordi della sua casa natale e l’atmosfera della sua infanzia. Allo stesso tempo, divenne il “cittadino del mondo” per eccellenza; le sue magistrali stampe per Le anime morte di Gogol’, anch’esse incluse nella mostra, rivelano la sua nuova identità di artista ebreo – matura e complessa – nel momento in cui, residente in Francia, illustra un classico romanzo russo del XIX secolo.