Dignità morale e aiuto concreto

Putin sta tentando di uccidere l’Ucraina quale Stato indipendente. Putin sta cercando di uccidere gli ucraini, come nazionalità e come popolazione. I bombardamenti aerei, il fuoco penetrante dell’artiglieria, l’invasione del territorio con i carri armati creano una tenaglia che da est da sud da nord comprime verso ovest e verso il centro il Paese. Provocando distruzione e morte, l’esercito russo sta di fatto strangolando un popolo. Un popolo che però non si lascia soffocare, ma che guardando al Presidente Zelensky come punto di riferimento e guida ideale resiste con una tenacia inimmaginabile, organizzando il suo esercito in gruppi pronti alla guerriglia più che al conflitto in campo aperto, riuscendo a rallentare e talvolta a respingere l’avanzata russa. La guerra lampo di aggressione diviene per Mosca sempre più difficile in tutti i sensi, via via che si trasforma in lunga guerra di penetrazione e di occupazione. Eppure, se non interverranno nel conflitto fattori e protagonisti nuovi, lentamente ma inesorabilmente le potenti armate dello zar avranno la meglio e il popolo “fratello” (ciò che ne rimarrà dopo la strage perpetrata dal “fratello maggiore”) perderà la sua libertà tornando a far parte del nuovo antico dominio imperiale di tutte le Russie, cioè del moderno Stato totalitario che replicando il collassato sistema sovietico reprime con nuove leggi liberticide e con arresti ogni manifestazione di dissenso interno ed esterno.
E il mondo occidentale cosa fa, davanti a questa aggressione premeditata e ai quotidiani crimini di guerra contro la popolazione ucraina? Come reagisce di fronte al tradimento continuo dei corridoi umanitari concordati e poi annullati dalle bombe, o al bersagliamento degli ospedali pediatrici? Condanna con dichiarazioni politiche nette e dure la scelta della guerra, l’invasione, la distruzione sistematica. Adotta fortissime e molteplici sanzioni economiche che certo stanno già danneggiando pesantemente l’economia russa (e che di sicuro – poiché l’economia è un gioco globale – avranno forti ripercussioni negative anche ad ovest). Mantiene aperto ogni canale diplomatico possibile, appoggiando le iniziative di Bennett, di Erdogan, di Macron, di una Cina apparentemente più vicina a Putin. Tutte posizioni e decisioni in sé condivisibili, ma purtroppo sempre più palesemente inutili, incapaci di ricondurre il dittatore russo e il sistema politico-strategico di cui è al vertice sulla via di un equilibrio razionale che dovrebbe indurre a bloccare la guerra e a negoziare la pace da posizioni di vantaggio sul campo, nel contesto di una situazione gravissima ma comunque reversibile e rimediabile a livello internazionale. Evidentemente Putin non ha alcuna intenzione di fermarsi e di trattare. Come tutti i dittatori del secolo scorso, vuole solo conquistare e dominare.
E allora perché non andare oltre la ricerca di un impossibile accordo col suo intollerabile espansionismo e la sua disumana aggressività? Perché non compiere quel gesto di aiuto politico e militare concreto all’Ucraina invasa che costituirebbe l’unica risposta in grado di restituire piena dignità morale e insieme politica a un Occidente prima poco avveduto e ora ambiguo, pauroso, titubante? In sostanza, solo la decisione di aprire all’Ucraina le porte dell’Unione Europea con un percorso agevolato/accelerato dall’emergenza, solo l’affermazione di poter in futuro ammettere il Paese nella Nato, solo l’effettiva consegna all’esercito ucraino di armi per difendersi, solo (extrema ratio) l’imposizione della tanto richiesta no-flying zone sembrano strategie in grado di fornire un appoggio tangibile e consistente alla guerra di resistenza del popolo ucraino.
Sono risposte forti, che rischiano di provocare contro-risposte minacciose da parte della Russia, di alzare oltremodo la tensione e di portare il mondo sull’orlo di un conflitto globale. Dobbiamo rendercene conto. Ma anche evitando le decisioni politiche e strategiche concrete, anche limitandosi alla condanna altisonante e alle sanzioni economiche, l’Occidente non ha già comunque iniziato la discesa lungo il piano inclinato che conduce fatalmente al conflitto con la Russia? Non è oltretutto la Russia di Putin a ricercare lo scontro aperto con l’Occidente, denunciando ogni sua risposta come “atto di guerra”? E se lo zar Putin vuole nel suo delirio combattere contro la Nato, certamente lo farà, a prescindere dall’atteggiamento occidentale. Agirà come i suoi predecessori totalitari del XX secolo, che non si fermarono davanti alle istanze di pace allora presentate ma travolsero tutto in vista del loro “nuovo ordine europeo”.
E allora, non è più dignitoso, e anche probabilmente più efficace di fronte a un tiranno glaciale come Putin, prendere decisioni forti, mostrare che l’Occidente esiste, è unito e potente e può colpire? È in gioco la nostra dignità morale di fronte all’Ucraina che sta morendo e che non possiamo abbandonare, assistendo inerti alla sua disintegrazione. È in gioco la nostra dignità morale di fronte a noi stessi e ai nostri valori democratici: democrazia vuol dire pace e non guerra, d’accordo; ma finché è possibile senza perdere se stessi. O vuol dire resa incondizionata e abbandono del più debole nelle mani del tiranno?
David Sorani

(15 marzo 2022)