L’Islam di Francia e la deriva radicale,
il j’accuse di un imam coraggioso

Una cena interreligiosa in moschea, per confrontarsi in un clima conviviale sui valori che uniscono le religioni nel rispetto delle reciproche differenze. Un’iniziativa piuttosto ordinaria, niente di così sovversivo. Anche in una Francia scossa da crescente insofferenza, dal dilagare sempre più accentuato di un odio non solo verbale e virtuale ma anche fisico. Eppure a qualcuno quella cena resta indigesta. Sono i giovani del collettivo Cheikh Yassine che stazionano davanti alla moschea, brandiscono bandiere palestinesi, insultano e minacciano i presenti. Un nome, un programma: lo Yassin che si vuole omaggiare non è altri che il sanguinario sceicco fondatore del gruppo terroristico Hamas che oggi governa Gaza all’insegna del terrore.
“Ho subito minacce di morte e aggressioni. Hanno diffuso dei video in cui sono etichettato come un Satana. Mi hanno anche demonizzato ‘faccia a faccia’, per mesi. Sui social, invece, questo è accaduto per anni. Sono venuti persino a casa mia, due volte. Un camion parcheggiato all’esterno dell’abitazione sarebbe dovuto servire per depredare i miei beni o per rapire la mia famiglia: la famiglia di un ‘infedele’. Per fortuna mia moglie e i miei figli erano assenti…”.
C’è anche questa drammatica testimonianza nell’ultimo libro dell’imam Hassen Chalghoumi, “Libérons l’islam de l’islamisme” (Hugo Doc). Il nuovo atto d’accusa di un simbolo tra i più luminosi nella lotta al radicalismo che pervade la società francese e che è stato all’origine, in questi anni, di molti attacchi e purtroppo anche di molte morti. Il saggio dell’imam di Drancy, che è anche il presidente della conferenza degli imam di Francia, vede luce e diffusione in un momento tra i più pertinenti. A pochi giorni, cioè, dal decimo anniversario dell’attentato alla scuola ebraica Ozar HaTorah di Tolosa visto da molti, Conseil Représentatif des Institutions Juives de France (Crif) in testa, come l’inizio di un’ulteriore e terribile deriva. Una scelta temporale che collima con il suo costante sforzo per accendere di nuova luce la coscienza di una Francia spesso smarrita davanti alla minaccia del terrorismo islamico. Incapace talvolta anche solo di riconoscerlo e quindi anche di definirlo e contrastarlo in modo opportuno. Anche di questo si parlerà, tra qualche giorno, al Bataclan. “La France face à l’antisémitisme et à l’islamisme” il titolo di una serata promossa dal Crif in quest’altro luogo sfregiato dall’orrore cui prenderanno parte, in un dialogo molto atteso, i due ex Presidenti Nicolas Sarkozy et François Hollande.
Eppure, ricorda l’imam, è tutto sotto gli occhi. Almeno di chi vuol vedere. Come l’autore, per l’appunto, che sta pagando la scelta di parlare e denunciare con una vita sotto scorta. Una necessità ineludibile per proteggersi anche da personaggi come il predicatore Abdelhakim Sefrioui, il cui nome è diventato noto anche in Italia dopo la decapitazione di Samuel Paty (molte le ombre che si addensano sulla sua figura) e che, secondo l’imam, è oggi “l’uomo più pericoloso di Francia”. Quello stesso Sefrioui che, in uno dei suoi innumerevoli strali antisemiti, l’ha accusato “di essere diventato lo strumento del Crif per controllare l’Islam”, di aver reso la sua moschea, uno spazio di incontro e preghiera in cui l’estremismo non ha cittadinanza, “la moschea del Crif”.
“Libérons l’islam de l’islamisme” è un libro che non fa sconti e ci avverte: facciamo attenzione. E soprattutto agiamo, prima che arrivi l’inappellabile sentenza di un “troppo tardi”. Sottolinea l’imam: “Ai miei connazionali voglio mostrare che un Islam di pace e in grado di essere fermo nei suoi principi è possibile. Un Islam libero da credenze barbariche che consacrano la sottomissione delle donne e l’onnipotenza degli uomini fin dalla più tenera età”. Valorizzarlo, far sì che la sua voce sia presente e sempre più percepita nel dibattito pubblico, la missione di una vita segnata da scelte difficili ma, ci rende partecipi in questo suo scritto, anche irrinunciabili.
a.s twitter @asmulevichmoked
(15 marzo 2022)