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La Shoah e i silenzi di Pacelli

Quello di Pio XII fu un papato “nero”, inevitabilmente compromesso da omissioni e complicità. È la tesi sostenuta, carte alla mano, da Nico Pirozzi e Ottavio Di Grazia. Nel loro saggio La croce e la svastica, di recente uscita con D’Amico editore, si affronta l’intera parabola di Pacelli davanti al nazifascismo e più in generale le responsabilità storiche della Chiesa nel propagarsi di un certo tipo di antisemitismo. Fino al culmine della Shoah, che vide il papa silente (almeno in pubblico) di fronte alla retata degli oltre mille ebrei romani catturati il 16 ottobre del 1943 dai nazisti e imprigionati nelle immediate vicinanze del Vaticano, nell’Ex Collegio Militare di via della Lungara, prima della loro deportazione ad Auschwitz-Birkenau. A guidarli in questo percorso, scrivono nell’introduzione, è una ricerca di verità. Un valore da intendere non solo come “rappresentazione reale dei fatti, ma anche una scelta etica”. Anche, si evidenzia, “se si tratta di mettere in discussione l’operato di un pontefice e della Chiesa che quel papa rappresentò per quasi vent’anni”.
Riportiamo di seguito un brano dal capitolo “In nome del Fascio e di Santa Romana Chiesa”.

Farinacci e l’antisemitismo cattolico

«Se le leggi razziali in Germania e in Italia – scrive David Kertzer – non fossero state seguite entro breve tempo dallo sterminio di massa degli ebrei d’Europa, oggi avrebbero attirato un’attenzione molto maggiore di quanto ne ebbero in realtà. In particolare le leggi razziali italiane sono state, sino a poco tempo fa, poco studiate, quasi dovessero essere perdonate in retrospettiva per essere state così miti in paragone al vero sterminio degli ebrei. La campagna fascista contro gli ebrei è sinistramente interessante anche per un altro motivo. Le leggi razziali hanno uno strano alone di familiarità, perché in effetti differivano di poco da quelle che la Chiesa stessa aveva applicato nei territori che governava».
Mussolini era perfettamente consapevole di questa somiglianza e usò il fatto che la Chiesa avesse da tempo favorito questi provvedimenti per appoggiare la loro stessa azione. Illuminante è il discorso pronunciato nel novembre del 1937 dall’ex segretario del PNF alla conferenza su “La Chiesa e gli ebrei”, organizzata in occasione dell’inaugurazione annuale dell’Istituto di cultura fascista di Milano.
«Da oltre cinque lustri – affermava Farinacci – io denunciavo il pericolo giudaico e la necessità di liberare i gangli delicati del nostro paese dagli ebrei che erano riusciti con manovra diabolica a stendere dovunque i loro tentacoli».
Non solo gli ebrei erano responsabili del bolscevismo e della rivoluzione comunista ma – aggiungeva – erano anche dietro il movimento antifascista in Italia. «Noi cattolici fascisti – sosteneva – consideriamo il problema ebraico un problema strettamente politico […] Ma diciamo a conforto dell’anima nostra che se, come cattolici, siamo divenuti antisemiti, lo dobbiamo agli insegnamenti che ci provengono dalla Chiesa attraverso venti secoli».
Fino alla Rivoluzione francese, ricordava Farinacci, tutti gli Stati – «ispirando la loro legislazione a quella della Chiesa» – avevano escluso «gli ebrei dai pubblici uffici, dalle scuole, dall’acquisto di gradi accademici, dall’esercizio delle professioni del commercio. Tutto in armonia con le disposizioni sancite dalla Chiesa attraverso i concili e le bolle pontificie».
Che cos’era successo quando la Rivoluzione francese aveva emancipato gli ebrei? La Chiesa aveva forse mutato le sue leggi, le sue bolle pontificie? «La domanda è ironica. La Chiesa non poteva correggere sé stessa senza colpire a morte l’infallibilità del suo magistero, non poteva, né voleva. Anzi confermò i suoi provvedimenti e i suoi principi antigiudaici.»
Qui Farinacci – in questo non diversamente da molti altri leader fascisti – riconosceva l’importanza del ruolo avuto dalla “Civiltà Cattolica”: «Di tutti i periodici cattolici, […] senza alcun dubbio la più autorevole». Citava in particolare un articolo del 1890 in cui «i diritti dell’uomo proclamati dalla Rivoluzione francese, sono proclamati diritti dell’ebreo, e i rimedi contro la “prava razza”, contro questo nemico del genere umano, i rimedi più radicali quali la confisca dei beni e l’espulsione, non sembrano sufficienti. In realtà i reverendi Padri gesuiti esigono l’annullamento di tutte le norme che assicurano ai giudei l’eguaglianza politica e civile».
“La Civiltà Cattolica”, continuava Farinacci, aveva avvertito da tempo i suoi lettori di come gli ebrei usassero i massoni come mezzo per perseguitare il cristianesimo. Infatti, solo pochi mesi prima il giornale dei gesuiti aveva dichiarato «profondamente corrotta la religione giudaica». L’articolo aveva sostenuto «che il giudaismo mira al dominio del mondo». E l’articolo, sottolineava Farinacci, era stato pubblicato solo poco tempo prima, «cioè dopo che il fascismo ed il nazismo avevano dovuto sperimentare a loro danno queste stesse verità».
Farinacci rammentava che la costituzione dell’ordine dei gesuiti proibiva di accogliere come membro «chiunque discenda da razza ebrea […] risalendo fino al quinto grado» e aggiungeva: «Il razzismo ariano dei Gesuiti è dunque assai più severo della stessa Germania, dove non si risale più in là del quarto grado». Noi fascisti, faceva notare Farinacci, abbiamo avuto nei gesuiti «precursori e maestri costanti, nella questione ebraica […]. E se una colpa ci si potrà fare è di non avere applicata tutta la loro intransigenza nei confronti degli ebrei».
Ma i gesuiti non erano soli, sosteneva Farinacci, e qui indicava l’esempio di monsignor Jouin in Francia, con il suo giornale “La Revue des Sociétés secrètes” e la sua pubblicazione dei Protocolli dei Savi anziani di Sion. Quindi Farinacci citava a lungo il messaggio di elogio di Benedetto XV per l’opera di Jouin. Non c’è dubbio che da parte degli ideologi fascisti vi fosse un uso sapiente dei testi ecclesiastici per supportare le proprie scelte e le leggi razziali in particolare.
E del resto non pochi alti prelati si erano lasciati andare ad affermazioni pubbliche che avvaloravano le certezze di Farinacci.

Ottavio Di Grazia, Nico Pirozzi – La croce e la svastica

(17 marzo 2022)