L’importanza di collaborare
“Vaja’as Aharon uvanav et col ha devarim ashr tzivvà A’ bejad Moshè – E fece Aharon e i suoi figli tutte le cose che aveva comandato il Signore per mezzo di Moshè” (Waiqrà 8;36).
La nostra parashà inizia con un imperativo: “tzaw – comanda”. Moshè, fratello più giovane di Aharon, deve ordinare a lui e alla sua discendenza tutte le regole del servizio sacrificale. Eppure, nonostante ciò, la parashà si conclude con l’adempimento di Aharon e dei suoi figli dell’ordine ricevuto da Moshè.
Rashì commenta che questo versetto conclusivo della parashà è stato scritto per lodare Aharon e suoi figli perché di tutto ciò che gli era stato comandato, non cambiarono nulla. A volte, nella nostra società e nel nostro modo di confrontarci col prossimo, abbiamo l’arroganza di voler sempre primeggiare, e se qualcuno può porsi al di sopra di noi, ci mettiamo nella condizione di rifiutare, piuttosto che collaborare.
La grandezza di Moshè era l’umiltà, ma egli fu l’unico uomo a dialogare con D-o “faccia a faccia” e di questo, Aharon e i suoi figli non erano gelosi, tantomeno invidiosi perché eseguirono alla lettera ciò che un fratello più giovane di età gli aveva ordinato di fare. Tantomeno si sentirono sminuiti della loro posizione tra il popolo.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
(18 marzo 2022)