Purim e il diritto all’autodifesa

Ogni anno mentre leggiamo la Meghillat Ester la nostra attenzione si sofferma su qualcosa di nuovo, un dettaglio, un’anomalia, spesso qualcosa che finora ci era sfuggito. Ed è inevitabile che il nostro sguardo sia guidato dall’attualità.
Forse non tutti ricordano che la vicenda narrata nella Meghillah non si conclude affatto con l’impiccagione del malvagio Hamman e la nomina di Mordechai al suo posto. Perché in quel momento è ancora in vigore l’editto che ordina l’uccisione di tutti gli ebrei il 13 di Adar successivo (circa undici mesi dopo), e “ciò che è stato scritto in nome del re e sigillato con l’anello del re non può essere revocato”. Il re Achashverosh dice dunque a Ester e a Mordechai: “Scrivete voi in favore degli ebrei come vi pare e sigillate con l’anello del re”. Insomma, non si preoccupa eccessivamente di limitare i danni causati dalla sua stessa superficialità; in pratica invita gli ebrei a cavarsela da soli. Cosa si può fare di fronte a un ordine di sterminio irrevocabile? Non molto, in effetti. L’unica cosa che viene concessa agli ebrei nel secondo editto è il diritto all’autodifesa. Occorreva un ordine del re per questo? Gli ebrei non avrebbero comunque tentato in qualche modo di difendersi anche senza l’autorizzazione di quello stesso sovrano che aveva firmato la loro condanna a morte? Eppure “In ogni provincia, in ogni città, dovunque l’ordine e il decreto del re giungevano, era gioia e allegria per gli ebrei, banchetto e giorno festivo”. Che cosa avevano ottenuto in sostanza gli ebrei dal secondo editto per essere così contenti? Armi? Appoggio logistico? Legittimazione morale della loro autodifesa? Solidarietà? Appoggi politici? La simpatia dell’opinione pubblica? Non è chiaro. Solo a posteriori, dopo la conclusione del conflitto armato, la Meghillah ci informa che satrapi e governatori sostenevano gli ebrei, ma pochi versi prima ci aveva quasi trasmesso l’impressione opposta raccontandoci che il 13 di Adar “i nemici degli ebrei speravano di averli in loro potere”. Dunque il secondo decreto non aveva avuto la funzione di deterrenza che ci saremmo potuti aspettare e che la grande gioia degli ebrei nel riceverlo lasciava supporre, anzi, gli antisemiti (chiamiamoli così per comodità) erano stati fino all’ultimo momento ben convinti di vincere; accecati dal loro odio non avevano capito la situazione e i reali rapporti di forza oppure in quegli undici mesi era effettivamente successo qualcosa che li autorizzava a ben sperare? Forse nel corso del tempo la pubblica attenzione si era rivolta altrove e aveva permesso agli odiatori degli ebrei di rialzare la testa? Purtroppo il riconoscimento legale del diritto all’autodifesa non è di per sé una garanzia di vittoria.
Speriamo che l’anno prossimo l’attualità porti la nostra attenzione su passi della Meghillah più leggeri e meno inquietanti.

Anna Segre

(18 marzo 2022)