Minacce russe all’Italia
“Conseguenze irreversibili”. È la minaccia di Mosca all’Italia nel caso in cui aderisca ad altre sanzioni contro la Russia. Minaccia a cui dedicano l’apertura molti quotidiani oggi. A pronunciarla, Aleksej Paramonov, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo. Paramonov ha attaccato anche il ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini, annoverato tra “i falchi e ispiratori della campagna anti-russa nel governo italiano”. E accusato l’Italia “di essersi “dimenticata degli aiuti ricevuti dal Cremlino durante la pandemia di Covid-19”. Davanti a quest’attacco, il governo italiano ha fatto quadrato, scrive il Corriere della Sera. “Piena solidarietà al ministro Guerini – la reazione del premier Mario Draghi -. Il paragone tra l’invasione dell’Ucraina e la crisi pandemica in Italia è particolarmente odioso e inaccettabile”. Per Massimo Franco (Corriere) quella di Mosca è stata una “rozza intimidazione” che dimostra come il Cremlino tema l’unità europea dimostrata nei suoi confronti.
Occidente unito. Per il direttore di Repubblica Maurizio Molinari l’orizzonte di questa saldatura coinvolge tutto l’Occidente, con gli Stati Uniti a riprenderne la guida dopo i recenti sbandamenti (il ritiro dell’Afghanistan su tutti). “Al momento Biden sta riuscendo a tenere assieme un vasto fronte anti-russo che si articola su tre direttive: forte coesione economico-militare con l’Europa su sanzioni a Putin e armi per Kiev; sostegno ai tentativi negoziali di Zelensky grazie alle triangolazioni via Gerusalemme ed Ankara; dialogo crescente con Pechino per individuare una soluzione comune, quando e come sarà possibile, per far tacere le armi in Ucraina”, scrive Molinari. In questo quadro però, avverte, l’Occidente deve prepararsi a una Russia che non vuole retrocedere e quindi ancor più “pericolosa e disinvolta” negli attacchi pur di uscire dall’angolo in cui si è messa. Per Danilo Taino (Corriere) è un rischio da accettare, dopo aver permesso a Putin di agire negli anni senza conseguenze.
Sul terreno ucraino. Intanto la Russia continua la sua aggressione a tutto campo. Mariupol è il simbolo della sua ferocia. Qui in queste ore è stata colpita una scuola-rifugio. Secondo le autorità ucraine c’erano 400 persone al suo interno. A Mariupol poi il Corriere della Sera parla di “pulizia nazionalistica”: “Chi è contro Mosca se ne va e non è trattenuto. Chi resta è rassegnato o contento della presenza di Mosca”. Sulle stesse pagine l’inviato Lorenzo Cremonesi riporta racconti di violenze efferate per spaventare la popolazione, con stupri e uccisioni commessi dai soldati russi contro rappresentanti delle autorità locali ucraine. Nonostante tutto questo, l’avanza dell’esercito di Mosca, che prosegue nei bombardamenti indiscriminati, è ancora rallentata dalla resistenza ucraina, che potrebbe ottenere presto ulteriore sostegno occidentale (Corriere).
Profughi e narrazioni. “Finora abbiamo molto improvvisato e invece abbiamo bisogno di un sistema organizzato, abbiamo assolutamente bisogno che Unione Europea e Nazioni Unite siano presenti qui, con istituzioni internazionali che gestiscano quest’emergenza meglio di quanto possiamo farlo noi sindaci”. Così al Corriere della Sera Rafal Trzaskowski, sindaco europeista di Varsavia, che chiede aiuto a Ue e Onu per far fronte all’emergenza dei profughi ucraini in fuga dalla guerra. Trzaskowski chiede sostegni economici, ma aggiunge che non dovrebbe andare al governo centrale. “Secondo me dovrebbero darli ai rifugiati, direttamente, alle ong, a chi è impegnato sul campo, e dovrebbero avere un filo diretto con i governi locali perché sulla prima linea in realtà ci siamo noi. Io credo che i soldi arriveranno, alla fine. Spero solo che non li distribuiscano come sempre secondo criteri politici”. Su la Stampa l’appello della presidente di Amici per la pelle Lilya Sobrino, grazie a cui sono arrivati in Italia bambini feriti nel conflitto. “Qualcuno ci regali un’ambulanza per andare a prendere in Ucraina bambini che non possono aspettare e che per le loro condizioni fisiche non sono in grado di venire in Italia con mezzi diversi da un’ambulanza”, la sua richiesta.
Propaganda. La propaganda martellante del governo russo, racconta Repubblica, in patria occupa tutti gli spazi pubblici e privati, manipolando l’informazione sulla guerra in Ucraina. La retorica presenta Mosca come in lotta con le forze naziste di Kiev e “paragona il trattamento dei russi in Europa alla persecuzione degli ebrei”. Non a caso la scrittrice Katja Petrowskaja – “ucraina di madrelingua russa e di origini ebraiche” – a Repubblica dichiara “i russi non sanno cosa succede a Kiev”. Lei intanto ha scelto di fare la “volontaria alla stazione di Berlino per aiutare i profughi. Sono disorientati, spesso è il loro primo viaggio all’estero, non hanno niente, tranne i vestiti che portano addosso”.
Segnalibro. La Comunità ebraica di Napoli presenta in queste ore nelle sue sale Storia mondiale degli ebrei a cura di Pierre Savy (Editori Laterza). A intervenire, Anna Foa e Giancarlo Lacerenza (Repubblica Napoli). Sul Domenicale del Sole 24 Ore Ernesto Ferrero presenta la nuova edizione di Vita immaginaria di Natalia Ginzburg, a cura di Domenico Scarpa.
Sullo schermo. Protagonisti a Bologna (cinema Galliera) domani il regista israeliano Nir Bergman con la sceneggiatrice Dana Idisis per presentare Noi due (Here We Are). “A viaggiare attraverso Israele – in bici, in pullman, in treno – sono un padre e il figlio ventenne. Un giovane uomo, speciale e complicato, che deve fare i conti con un disturbo dello spettro autistico. Selezionato a Cannes e premiatissimo in patria, Noi due affronta il tema dell’autismo con la tenerezza leggera di una commedia on the road e l’intensità poetica di un dramma familiare”, scrive il Resto del Carlino. La serata è patrocinata da Comunità Ebraica di Bologna e dal Museo Ebraico. La Lettura del Corriere presenta invece il docufilm Bella Ciao – Per la libertà, firmato da Giulia Giapponesi. Una ricostruzione della storia di una tra le “canzoni popolari più popolari” del periodo partigiano. Nello scavare sulle origini, ricorda La Lettura, da notare come “la melodia si ritrova in un brano di musica ebraica klezmer, registrato nel 1919 a New York da Misha Tziganoff, violinista ucraino di Odessa”.
Daniel Reichel