Patrimonio liturgico ebraico,
una sfida tra radici e futuro
nel nome di Leo Levi

Immensa è la ricchezza dei repertori di musica ebraica italiana sedimentatasi nel corso di secoli e generazioni. Una realtà che si presenta estremamente diversificata e che sopravvive oggi in modi e con gradi di completezza che variano anche piuttosto significativamente da una città all’altra. Tutelare questo patrimonio, favorirne la fruizione e condivisione, è la sfida del “Thesaurus di Musica Ebraica Italiana Online”. Un database online di prossima presentazione che offrirà un acceso sistematico alle registrazioni, alle trascrizioni e alle partiture. Valorizzando in questo senso anche gli archivi e le risorse già presenti. Un progetto ambizioso, promosso dal Centro Leo Levi per lo studio del Patrimonio Liturgico Ebraico con il sostegno di prestigiose istituzioni israeliane, americane e italiane.
Il varo ufficiale dell’iniziativa avverrà domenica 27 marzo Firenze con la partecipazione di rabbini, chazanim e studiosi. Un modo anche per fare memoria di uno straordinario protagonista dell’ebraismo italiano cui questo impegno è dedicato. “È commovente pensare a Leo Levi e alla sua opera di salvataggio compiuta con un piccolo registratore tra le mani, di sinagoga in sinagoga” sottolinea David Meghnagi, vicepresidente del Centro che ne porta il nome. Il Thesausus nasce proprio nel suo solco. Due obiettivi tra i tanti: favorire la consapevolezza generale, ma anche far crescere una nuova generazione di chazanim. A tal proposito, anticipa Meghnagi, “una delle idee è quella di istituire dei percorsi di studio in Israele”. Oltre a ciò ogni anno si andrà a premiare un chazan particolarmente distintosi nei mesi precedenti. Per la prima edizione si è pensato invece di omaggiare tre grandi Maestri che non sono più tra noi: rav Fernando Belgrado, rav Elia Richetti e rav Vittorio Della Rocca. Per Meghnagi un coinvolgimento che prenderà le forme anche di un cd dedicato alla musica liturgica del Nord Africa. Un tema già approfondito nella raccolta Shira Shir che ci introduce a vari momenti di vita ebraico-libica: le gioia della nascita, il dolore per la perdita, i Salmi delle Scale che si recitano nel pomeriggio di Shabbat.
Rav Joseph Levi è stato rabbino capo di Firenze per oltre vent’anni. Leo Levi era suo padre.
“La nostra ambizione – racconta – è far conoscere la tradizione millenaria della musica rituale ebraico-italiana. E al tempo stesso far fiorire e crescere l’ebraismo italiano con le sue tradizioni musicali così belle e particolari”. Tradizioni che hanno radici molto antiche e che costituiscono “un continuo contributo alla storia sia estetica che religiosa dell’ebraismo, in continuità con l’azione dei Leviti che mandavano avanti la bellezza del canto al Beth haMikdash”. In questo senso si inseriscono anche iniziative collegate a Thesaurus come i corsi sulla storia del siddur e dei minhaghim svolti in collaborazione con la scuola di studi e cultura ebraica Shemah. Formare la chazanut, dice rav Levi, “era parte integrante delle speranze di mio padre; è lo stesso per me, in quanto rabbino che ha a cuore la continuità”.
“L’idea originaria è il frutto di un’intuizione di Edwin Seroussi, professore di musicologia vincitore in passato del Premio Israele. Un lavoro nel nome di Leo Levi ma che non si esaurirà solo con l’eredità di Leo Levi. L’intenzione infatti è di aggiornare il nostro database il più possibile, servendoci anche delle nuove leve di chazan. Un impegno vivificante” racconta Enrico Fink, che non è solo il presidente della Comunità ebraica fiorentina ma anche una voce molto apprezzata del panorama artistico-canoro. Domenica, annuncia, saranno presentati i risultati del primo anno di lavoro (eseguito sotto il coordinamento anche di Piergabriele Mancuso – The Medici Archive Project). Altri ancora si stagliano all’orizzonte con la sfida di dare luce a “quello che è, senza ombra di dubbio, uno dei più importanti tesori dell’ebraismo italiano”. Un lavoro che non intende sostituirsi a quello svolto da altri in questo settore. Realtà che già operano in ambito di patrimonio liturgico ebraico saranno, anzi, al contrario “ancora più facilmente fruibili”. È un progetto in cui Fink crede molto, “rafforzato dall’esistenza di una rete internazionale di largo raggio che dà valore e significato a questa nostra sfida”.