Zelensky, appello all’Italia
Nelle prossime ore il presidente ucraino Zelensky si rivolgerà al Parlamento italiano. La scaletta d’aula, spiega tra gli altri il Corriere, “prevede che alle 11 di oggi sia il presidente della Camera Roberto Fico ad aprire lavori con un intervento di circa due minuti; seguirà la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati; a quel punto la parola passerà al leader ucraino”. A chiudere la seduta sarà poi il presidente del Consiglio Mario Draghi.
C’è preoccupazione per il rischio di possibili defezioni e contestazioni. Il timore, riassume Repubblica, è “che le assenze siano così tante da vedersi o, peggio, che qualche deputato o senatore arrivi a esibire un cartello o far sentire il suo dissenso, per la scelta di inviare armi”. Cresce intanto di ora in ora il numero delle vittime civili. Ha fatto il giro del mondo la storia del 96enne Boris Romantschenko, sopravvissuto in gioventù ai lager nazisti di Buchenwald, Peenemünde, Dora e Bergen Belsen. Il suo appartamento è stato raggiunto da un missile e per lui purtroppo non c’è stato scampo. “Questo è ciò che i russi chiamano operazione denazificazione” il commento via social di Andriy Yermak, capo ufficio di Zelensky.
Il dramma ucraino in un dato: i profughi potrebbero arrivare a un totale di dieci milioni.
Il collegamento con Montecitorio segue di 48 ore quello con la Knesset, il Parlamento d’Israele. Ancora critiche per l’equiparazione tra il destino degli ucraini e la Shoah proposta domenica. Il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio parla di errore imperdonabile “per un ebreo come lui, che dovrebbe essere il primo a conoscere l’unicità storica della Shoah”. Per Il Giornale “è fin troppo evidente l’unicità della Shoah, pur essendo altrettanto evidente l’abilità comunicativa/propagandistica di Zelensky nel toccare quel tasto nella casa di chi ha ascoltato meglio di altri quella musica dell’orrore”. Giuliano Ferrara (Il Foglio) si sofferma sul possibile ruolo di mediatore per lo Stato ebraico: “Manipolare o essere manipolati, il confine è sottile. In politica queste due dimensioni si intrecciano, come nella vita. Israele va giudicato tenendo conto di questa distinzione”. Anche quando, scrive, “manca all’appuntamento con la solidarietà attiva”.
Del presidente ucraino Libero tesse le lodi in modo piuttosto ambiguo: “Scrive a proposito degli israeliti Isaac Singer: ‘Un popolo che non può dormire e non lascia dormire nessun altro’. Replica: ‘Forse perché hanno una cattiva coscienza’. Controreplica: ‘Gli altri non hanno coscienza addirittura’. Ecco, Zelensky obbliga ad averla”.
Lo scrittore Scutt Turow, discendente di ebrei russi emigrati negli Usa, dice alla Stampa: “Tra Putin e Hitler ci sono senz’altro delle similitudini, le vedo io come le vede la Casa Bianca. La differenza con il 1939 la sta facendo l’Ucraina, che sta combattendo davvero coraggiosamente”.
“È possibile comparare la Resistenza europea al nazifascismo con quanto sta avvenendo in Ucraina?”. È quanto si chiede lo storico Umberto Gentiloni su Repubblica. Con tutte le cautele e i distinguo del caso la sua opinione è che “si possa rispondere in modo affermativo”.
Ancora iniziative di solidarietà in tutta Italia. Repubblica Milano segnala tra le altre la raccolta di beni di prima necessità in programma domenica davanti al Memoriale della Shoah cittadino.
Su Repubblica una intervista al presidente libanese Michel Aoun. Una delle domande riguarda gli Accordi di Abramo e un possibile riavvicinamento tra Libano e Israele. Questa la sua risposta: “Israele e quei paesi arabi si sono avvicinati perché non hanno territori occupati tra loro, il Libano e la Siria invece ce li hanno. Quando saremo in grado di liberarli non ci saranno problemi a porre fine al conflitto militare e a iniziare un processo di pace”.
Secondo il Sole 24 Ore nonostante l’attuale stallo negoziale un accordo sul nucleare iraniano si starebbe avvicinando. A pesare anche la scelta degli Stati Uniti che avrebbero manifestato l’intenzione di “non considerare più i Pasdaran un’organizzazione terroristica”.
Otto anni per quattro imputati; sei e mezzo per altri due. Sono le pene chieste dal pm per i responsabili dell’assalto alla Cgil dello scorso ottobre che hanno scelto il rito abbreviato. l due leader estremisti Castellino e Fiore affronteranno invece un processo ordinario. Le accuse, sottolinea il Corriere, “sono per tutti quelle di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(22 marzo 2022)