Permessi e divieti
Ad un certo punto della nostra parashà vengono elencati tutti gli animali, marini, terrestri e volatili che si possono mangiare e quelli che non si possono mangiare.
La domanda che solitamente ci viene posta è la seguente:
“Perché è proibito il cavallo ed è permesso il bue? Perché lo struzzo è proibito mentre la quaglia è permessa?”.
Le risposte le troviamo chiaramente nella Torah: il cavallo è proibito perché ha lo zoccolo intero mentre il bue è ruminante ha l’unghia spaccata e lo zoccolo diviso in due. Lo struzzo è considerato rapace, mentre la quaglia no.
Basta soltanto questa risposta, per seguirne subito una ulteriore:
“Perché quelli sì e gli altri no?”.
Se noi pensiamo a quelli che si definiscono ai giorni nostri “animalisti”, essi difendono il diritto all’esistenza e alla vita degli animali. Ma secoli, se non addirittura millenni fa, non c’erano animalisti e tutti gli uomini si cibavano indistintamente di tutto ciò che era parte del regno animale e vegetale, senza alcuna distinzione o attenzione.
La Torah è il primo “codice” di un popolo che istituisce una dieta ponendo regole che rispettano e salvaguardano almeno gran parte del mondo “animale”.
Dato che non siamo i proprietari del mondo e di tutto ciò che si trova su di esso, non abbiamo alcun diritto di distruggere tutto ciò che si trova “sotto” di noi.
Per cui soltanto una piccolissima parte degli animali ci viene permessa, mentre viene protetta e salvaguardata la grande maggioranza.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna