Shalva, una maratona speciale

Una presenza speciale ha caratterizzato l’undicesima edizione della Maratona di Gerusalemme.
Al via erano infatti schierati oltre un centinaio di giovani in rappresentanza del centro Shalva, realtà d’eccellenza che da oltre trent’anni è un punto di riferimento nel campo della disabilità e nell’impegno a far sì che nessuno rimanga indietro ma possa comunque dare il proprio contributo alla società. Un inizio pionieristico nel 1990 in un piccolo appartamento e appena sei bambini di cui occuparsi. Ma anche una visione d’insieme che ha permesso a questa istituzione di crescere in modo costante al punto da servire oggi all’incirca duemila famiglie. “Tutte le persone devono avere la possibilità di esprimere il loro potenziale”, il principio guida che si è scelto di applicare.
All’interno di Shalva ciò può essere fatto in molti modi, anche nel segno dello sport e attraverso collaborazioni con realtà di riferimento nazionale che spaziano dal basket al calcio, dal judo al fitness. Non sorprende quindi che sia da sempre tra i partner della Maratona, cui contribuisce anche con l’organizzazione della “Community Run”: un percorso di ottocento metri che ha visto tanti protagonisti anche quest’anno; chi sulle proprie gambe in autonomia e chi invece coadiuvato dallo staff di educatori. Nessuno, nonostante la pioggia battente, ha voluto rinunciare.
A complimentarsi con i suoi ragazzi c’era il rabbino Kalman Samuels, fondatore e presidente del centro insieme a sua moglie Malki. Loro figlio Yossi è diventato cieco a undici mesi. All’età di otto anni, dopo un lungo vuoto comunicativo, è riuscito ad apprendere una forma di interazione attraverso il palmo della mano. Da quel momento i coniugi Samuels hanno consacrato la loro vita a uno scopo: aiutare il maggior numero possibile di famiglie nella loro situazione.
(Nell’immagine: il fondatore e presidente di “Shalva” Kalman Samuels alla partenza)