Terrore a Hadera, l’Isis
rivendica l’attacco

A distanza di pochi giorni dall’attacco di Beer Sheva, Israele torna a confrontarsi con un’altra azione terroristica mortale. Due le vittime e dodici i feriti dal fuoco aperto da cittadini arabo-israeliani provenienti da Umm el-Fahm a Hadera, poi neutralizzati da poliziotti che stavano cenando in un ristorante nelle vicinanze. Le vittime – Yazan Fallah e Shirel Aboukaret – erano entrambi soldati ed entrambi 19enni. “L’esercito e le forze di sicurezza sono pronte a riportare tranquillità e sicurezza ai cittadini d’Israele, in qualunque luogo combatteremo il terrore e i terroristi”, ha affermato il ministro della Difesa Benny Gantz dopo aver espresso la propria vicinanza ai familiari dei soldati uccisi e dei feriti. Per Mansour Abbas, il leader del partito islamico Ra’am che fa parte della coalizione di governo, “questo disgustoso crimine è stato ispirato dall’Isis e non riflette i sentimenti della popolazione arabo-israeliana”. Il Primo ministro Naftali Bennett si è subito recato ad Hadera.
L’attacco, sottolinea il Corriere, “avviene mentre il governo israeliano accoglie a Sde Boker — vicino al kibbutz dov’è seppellito David Ben Gurion, il padre fondatore della nazione — i ministri degli Esteri americano, marocchino, egiziano, del Bahrain e degli Emirati Arabi”. Un summit, evidenzia Repubblica, arrivato “in un momento delicato per la politica internazionale con i negoziati di Vienna sul nucleare iraniano ancora in corso e la guerra in Ucraina che ha stravolto il mercato dell’energia”. Per Blinken quindi anche un’occasione “per provare a compattare un asse anti-Putin con i Paesi arabi coinvolti”.

“La realtà con la quale l’Europa deve confrontarsi è che il dividendo della pace della quale ha goduto per tre quarti di secolo si è esaurito. D’ora in poi il confronto tra Russia e Nato sarà molto più duro e instabile. Con tutti i rischi che ciò comporta”. È l’analisi del politologo Ian Bremmer, intervistato dal Corriere sugli esiti della guerra. Per Bremmer terminerà a breve “perché la Russia è esausta”.

L’ex presidente ucraino Petro Poroshenko dice alla Stampa: “Non mi piace dire che combatteremo sino alla fine, direi piuttosto che combatteremo sino alla vittoria. Ma posso anche dire che se la pace in Ucraina dipende dalla mia vita allora sono pronto a donarla. Non c’è nessuna nazione al mondo che vuole la pace più di noi”.

Israele ha accolto ad oggi all’incirca 5mila profughi. Ne scrive Repubblica segnalando la storia di Duba Govgritz, classe 1921, che “in Ucraina è nata, vissuta e invecchiata attraversando la Shoah, il comunismo e la sua caduta, l’inizio del nuovo millennio”. Dopo l’invasione di Mosca però “non ha avuto dubbi: quando le hanno offerto la possibilità di essere evacuata in Israele ha accettato”.

“Cibo a lunga conservazione e farmaci, power bank e alimenti per l’infanzia, torce e stoviglie usa e getta”. Questo e molto altro ancora, riporta Repubblica Milano, è stato raccolto davanti al Memoriale della Shoah nel corso dell’iniziativa di solidarietà promossa da mondo ebraico e City Angels. Un’iniziativa, scrive il Giornale, che “ha ‘bissato’ quella di venerdì al tempio di via Guastalla”.

“Cancellare la cultura non aiuta a vincere”. È quanto sostiene Natalia Aspesi (Repubblica) facendo riferimento alla vicenda di Sergei Loznitsa, appena espulso dalla Ukrainian Film Academy per la sua opposizione a un boicottaggio integrale del cinema russo. Di Loznitsa si ricorda il documentario Austerlitz, “che filma in bianco e nero il turismo ad Auschwitz, folle in mutande e ciabatte, divorando panini, dietro guide di ogni lingua a farsi foto tra i reperti dello sterminio”. In uscita invece un suo nuovo lavoro dedicato al massacro di Babi Yar.

Scritte antisemite contro Zelensky sono apparse nel Comune di Sesto San Giovanni. “È stato Alberto Bruno, candidato pd alle primarie del centrosinistra, a denunciare ì ‘vigliacchi nazifascisti’ che disonorano la città medaglia d’oro della Resistenza”, riferisce il Corriere Milano.

Christian De Sica, intervistato dal Quotidiano Nazionale, dice: “Pochi lo sanno, ma mio padre è stato una specie di Schindler italiano”. L’attore sostiene che suo padre Vittorio, nel girare ‘Le porte del cielo’ del 1944, avrebbe accolto come comparse “centinaia di ebrei”.

In una intervista con Libero il giornalista Pierluigi Battista attacca la dirigenza dell’Anpi per il suo atteggiamento sulla crisi ucraina. Stigmatizzando anche chi, all’interno dell’associazione, “non dice una parola di biasimo sui fischi che investono la Brigata ebraica durante le manifestazioni per il 25 aprile”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(28 marzo 2022)