In Turchia per trattare
Dopo oltre un mese dall’inizio dell’invasione russa, nuovo tentativo diplomatico in queste ore per arrivare a un cessate il fuoco. Il teatro delle trattative è nuovamente la Turchia. E secondo il Financial Times la delegazione di Mosca ci arriva con posizioni meno rigide. Sarebbe stata infatti depennata l’incomprensibile richiesta di “denazificazione” dell’Ucraina e ci sarebbe un via libera a un adesione di Kiev all’Ue, se resterà neutrale dal punto di vista militare. Delle aperture dunque ma il quotidiano britannico, come riporta Repubblica, avverte che “potrebbe essere uno specchietto delle allodole con cui Putin potrebbe tentare di comprare tempo per riorganizzare le truppe esauste che stanno incassando sonore sconfitte sul terreno”.
Rispetto al contenuto delle trattative, la diplomazia internazionale starebbe lavorando per “un’Ucraina plasmata sul ‘modello austriaco’”, scrive Repubblica. Ovvero neutrale e fuori da trattati di assistenza militare. “Ad assicurare il rispetto del patto, – riporta il quotidiano – sarebbero dieci Paesi, su mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu: sono i cinque membri permanenti (Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna, Francia, oltre ovviamente alla Russia), la Turchia e Israele, Canada, Germania e Italia. Si impegnerebbero ‘a garantire la neutralità’ di Kiev”.
Negoziati avvelenati. Diversi quotidiani, dal Corriere a La Stampa, raccontano come l’oligarca russo Abramovich, diventato uno dei mediatori tra Russia e Ucraina, si sia sentito male – così come due negoziatori ucraini – tre settimane fa. Alcuni media internazionali parlano di avvelenamento, altri negano. Rimane una vicenda inquietante considerando le azioni passate di Mosca, ricorda il Corriere, in cui l’avvelenamento è stata una strategia ampiamente usata.
La diplomazia che funziona. L’immagine della stretta di mano plurima nel Negev tra il ministro degli Esteri israeliano Lapid e i colleghi di Usa, Egitto, Marocco, Emirati e Bahrein è l’emblema di un lavoro diplomatico che porta a casa successi e nuovi equilibri. Lo ha spiegato lo stesso Lapid al termine del summit, dichiarando che diventerà un appuntamento fisso. “Stiamo facendo la storia, creando una nuova architettura regionale che intimidisce ed è un deterrente verso i nostri nemici comuni, primo tra tutti l’Iran e i suoi alleati”, ha affermato Lapid, come riporta il Sole 24 Ore. Per il Giornale il summit è servito soprattutto agli Stati Uniti, rappresentanti da Blinken, per recuperare credito attraverso Israele tra i paesi sunniti presenti nel Negev e preoccupati per le aperture all’Iran.
La minaccia dell’Isis. Nel frattempo però il terrorismo islamista è tornato sulla scena in Israele, con l’attacco a Hadera che, come ricorda il Giornale, poteva trasformarsi in una strage. A rimanere uccisi, due giovani agenti della polizia di frontiera per mano di due terroristi dell’Isis. Se non fossero intervenuti immediatamente dei poliziotti, eliminando la minaccia, il tragico bilancio – a cui aggiungere dodici feriti – sarebbe stato ancor più grave. I terroristi avevano con sé oltre mille colpi. L’allerta è alta, ma due esperti israeliani sentiti da Repubblica spiegano che è ancora presto per pensare “a un’emergenza su vasta scala”. “Entrambi gli analisti – prosegue il quotidiano – sottolineano che l’intelligence dovrà interrogarsi su come sia stato possibile che individui già schedati abbiano potuto agire indisturbati e impedire che accada in futuro”.
Gasdotti e futuro. “Riparte il progetto EastMed-Poseidon. L’obiettivo è noto, il percorso non facilissimo. La rotta conduce nuovamente nella Puglia, fianco sud-orientale degli equilibri energetici e porta d’accesso per le infrastrutture strategiche”, racconta il Messaggero. All’altro capo del gasdotto, i giacimenti tra Israele e Cipro. “Tre-quattro anni per completare il cantiere – spiega il quotidiano sulla base dei dati del progetto -. E i lavori di costruzione devono cominciare entro l’ottobre 2023 e terminare due anni dopo”.
Proteggersi dai missili. La Germania starebbe pensando di seguire l’esempio d’Israele, è realizzare un proprio scudo antimissile. A raccontarlo, il Giornale e il Fatto Quotidiano. Il modello non sarebbe Iron Dome, ma quello che viene definito il suo “fratello maggiore”: Arrow 3, diretto a intercettare missili a lungo raggio (a differenza di Iron Dome).
Odio online. Un antisemitismo a bassa intensità che si diffonde a macchia d’olio grazie ai social network. Un fenomeno che rappresenta, nel suo essere mascherato, un pericolo sociale significativo. Ad inquadrarlo, il nuovo studio dell’Osservatorio Mediavox dell’Università Cattolica, presentato ieri a Milano in un incontro dedicato ai discorsi d’odio online con protagonisti Cdec e Unar (Avvenire).
Imperialismo russo. “La voracità di Putin arriva da lontano”, afferma a Repubblica il filosofo francese Alain Finkielkraut. “Zarismo, comunismo, putinismo: la continuità imperiale prevale su tutte le rotture”. E questa spinta imperialista, aggiunge il filosofo, fra riscoprire all’Europa il ruolo delle nazioni. Rispetto all’Ucraina invece, Finkielkraut sottolinea come del suo passato e presente nulla deve essere trascurato. “Né Holodomor né il ruolo delle parti ucraine nella soluzione finale, né l’attuale condiscendenza verso alcuni personaggi del nazionalismo antisemita. In ogni caso, – aggiunge – io penso che rispetto all’anti-modello russo il presidente Zelensky stia guidando il suo Paese sul cammino della complessità della memoria e della sincerità democratica”.
Daniel Reichel