La vita come incubo

Sinceramente, il pacifismo assoluto pro-Putin non lo si capisce. Un pacifismo che accetta il sopruso e la prevaricazione su scala internazionale e la violenza e il crimine contro i civili puzza di bruciato. Tanto fa uscire allo scoperto e affermare il buon diritto di Santa Madre Russia a invadere i paesi confinanti e ricostituirsi secondo antica tradizione. Tanto fa, anche, approvare la riapertura dei gulag e la pratica della reclusione psichiatrica a fini politici.
Poi ci sono gli antichi crimini ucraini, anche contro gli ebrei, che non si possono certo dimenticare, ma che non si possono far pagare agli ucraini di oggi, almeno non a quelli che non hanno le mani sporche di sangue e che antisemiti non sono.
Anni fa, in una bella occasione di ricerca ai margini del mare di Liguria, incontrai Julia Abramovna Dobrovolskaja, linguista, traduttrice, slavista, che era stata anche collega (me drammaticamente inconsapevole) a Ca’ Foscari. Legammo alquanto e, sapendola ebrea, cercai un varco attraverso la sua identità, per rendermi conto che, come la maggior parte degli ebrei nell’Unione Sovietica, non aveva né consapevolezza né cultura minima del proprio ‘ebraismo’. L’ebraismo era solo un timbro nel suo passaporto. Ritornato a casa, mi lessi la sua autobiografia, Post Scriptum. Memorie. O quasi (2006). Stringimento assoluto del cuore, e altro non si può dire. Vite sprecate nel grigiore di una dittatura spietata e onnipresente, suprema solo nel soffocare ogni anelito di vita e di libertà. Diversamente da Aleksander Solženicyn o da Vassilij Grossman, Julia Dobrovolskaja era una semplice studiosa non di troppa evidenza. E tuttavia fu arrestata, deportata in un gulag, anche in assenza di corpus delicti, ma ‘considerando che si trovava nelle condizioni in cui avrebbe potuto commetterlo’ – un delitto (così recita Wikipedia russa).
Quando penso a Putin e alla violenza criminale russa di questi giorni, non riesco a non pensare alla gente che in Russia soffre i soprusi di un potere senza limiti e senza senso che trasforma la vita delle persone in incubo. E non riesco a non pensare a Julia Dobrovolskaja, e a tutti coloro cui il potere ha fatto vivere la vita come incubo quotidiano.

Dario Calimani

(29 marzo 2022)