Escalation di violenza,
Israele in massima allerta

Nella sera di mercoledì il gabinetto di sicurezza di Gerusalemme ha deciso di portare avanti i piani previsti per allentare le restrizioni per i palestinesi in vista del Ramadan. L’obiettivo è quello di allentare le tensioni in un momento profondamente delicato per Israele, scosso da tre attentati terroristici in una settimana. Allo stesso tempo nuove forze di sicurezza sono state dispiegate nel paese, affiancate da operazioni antiterrorismo. Sole 24 Ore e Avvenire sottolineano come il movimento terroristico di Hamas potrebbe cercare di usare le tensioni a proprio vantaggio e scatenare un nuovo conflitto come accaduto lo scorso anno. A temerlo anche la leadership palestinese di Mahmoud Abbas, che non vuole vedere Hamas rafforzarsi. Da qui la condanna di Abbas per l’attacco di Bnei Brak riportato dai quotidiani (tra cui Domani). Sul Mattino si parla dei legami di due attentatori con l’Isis e del tentativo di quest’ultimo di insinuarsi nell’area.
Intanto sono state migliaia le persone che hanno partecipato ai funerali delle cinque vittime di quest’ultimo attentato. Tra loro, Avvenire ricorda, “Amir Khoury, 32 anni, agente di polizia araboisraeliano, cristiano di Nazareth, che i media ricordano come un eroe: è stato trai primi ad affrontare il terrorista, sacrificando la sua vita per salvare i suoi concittadini ebrei; il rabbino Avishay Yehezkel (29 anni) ucciso mentre faceva scudo col suo corpo al figlioletto; e Yaakov Shalom, padre di cinque figli, colpito mentre era al volante della sua auto”. Le altre due vittime erano entrambi cittadini ucraini, Victor e Dimitri Mitric. Lavoravano nell’edilizia e vivevano a Bnei Brak.

Ucraina, trattative ferme. La Russia ancora una volta non permette lo sviluppo in positivo delle trattative per un cessate il fuoco in Ucraina. “Non possiamo dire che ci sia stato qualcosa di promettente o qualche svolta”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov rispetto ai negoziati in Turchia. Come spiega il Corriere, bisogna poi guardare ai fatti: a differenza di quanto annunciato, Mosca non ha diminuito la pressione su Kiev. “Anzi, sono aumentati i bombardamenti, segno che le truppe di Mosca impegnate in quel quadrante si stanno riorganizzando e non intendono invece lasciare il settore per spostarsi sul fronte del Donbass”, spiega Fabrizio Dragosei. Sempre sul Corriere si spiega che americani e britannici temono che la presunta “riduzione di attività” annunciata dal Cremlino sia in realtà una trappola. “I russi torneranno a colpire verso Sud ed Est. Il piano: circondare Mariupol e costringere gli ucraini alla resa”. Sulle stesse pagine si parla poi dell’impressionante dato dei profughi: quattro milioni di persone in fuga, la metà bambini.

Libertà, resistenza ed ebraismo. “Un popolo non esiste se non è in grado di esercitare liberamente il suo ruolo nella storia. Quando è necessario si deve lottare per la libertà e investire tutte le risorse necessarie (anche le armi se non esiste altra soluzione)”. È una delle lezioni da trarre dalla storia di Pesach, scrive su Repubblica rav Scialom Bahbout, con un intervento intitolato “Perché la radice di ogni resistenza è l’Esodo di Mosè”.

Israele e le affinità con l’Italia. Dal terrorismo all’impegno per l’Ucraina fino alle collaborazioni con l’Italia, con il Mattino l’ambasciatore d’Israele a Roma Dror Eydar tocca diversi punti di stretta attualità. E presenta per l’occasione la due giorni le iniziative promosse a Napoli (17 e 18 maggio) in occasione della conferenza mediterranea su innovazione tecnologica in agricoltura ed energia. “Porteremo a Napoli 40 aziende israeliane di avanguardia in materia di energia pulita, risorse idriche, rispetto dell’ambiente. – spiega l’ambasciatore – Tre temi caldissimi per il pianeta. E condivideremo con Confagricoltura e con l’Università Federico II informazioni e una cooperazione capace di rafforzare l’economia globale”.

Negoziati e spese militari. “Ho l’impressione che Ucraina e Russia siano lasciati soli, mentre dovrebbe scattare un intervento diplomatico a più alto livello. Potrebbero essere coinvolti assieme Angela Merkel, la Turchia e Israele, per esempio, per portare la trattativa a un livello superiore”, la posizione espressa dall’ex ministra francese Ségolène Royal in un’intervista al Corriere. Anche l’Italia si propone come mediatrice, come ha sottolineato il Presidente del Consiglio Draghi in una telefonata a Putin in cui, si legge sui quotidiani, ha dato “la disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de-escalation da parte della Russia”. Il Premier intanto è impegnato a mantenere salda la maggioranza sul tema dell’aumento progressivo delle spese militari (si è trovato un accordo per il 2 per cento in sei anni). Libero interpella Uzi Rubin, consulente della Difesa israeliana, per parlare dell’argomento. “Gli investimenti nel settore bellico – spiega Rubin in uno dei passaggi dell’intervista – portano benefici a tutta l’industria”.

Daniel Reichel