I bambini, il trauma della guerra
e quegli abbracci tra Israele e l’Ucraina

Un cagnolino di pezza con gli occhi tristi emerge da una scatola di cartone, e fa da ponte fra Shoham, il bambino che lo ha ricevuto e accudito durante una delle guerre che ha coinvolto l’Otef Gaza, la zona tutta intorno a Gaza, territorio israeliano civile attaccato regolarmente da Hamas, e un bambino ucraino, in un campo profughi, che lo riceverà a breve. Non è un cagnolino qualsiasi: è un Hibuki (abbraccio), con il velcro sulle zampette anteriori per fissarsi dietro al collo del bambino cui viene regalato. Un abbraccio che aiuta i bambini in momenti di crisi post traumatica, inventato in Israele nel 2006, durante la seconda guerra del Libano, e distribuito a bambini in zone particolarmente sotto pressione poi anche in occasione delle guerre successive. Questo Hibuki porta il nome Shoham ricamato sommariamente su una zampa, e quando è emerso dallo scatolone delle donazioni per bambini ucraini al punto di smistamento ospitato dal centro Immigrazione di Ashkelon, Dafna Sharon-Maksimov ha ricevuto quasi subito una telefonata seguita dalla foto del cagnolino di pezza che sta per attraversare il mare. Dafna è una psicologa dell’educazione ed è responsabile per il progetto, nato da un’idea di Shai Hen Gal, che nel 2006 era il direttore della divisione di psicologia del ministero israeliano per gli affari sociali ed era a capo di Telem, organizzazione per l’assistenza psicologica della popolazione.
All’epoca, mentre il nord di Israele era bombardato, nella zona di Nitzanim, sulla costa sud fra Ashdod ed Ashkelon, era stato allestito un campo per ospitare temporaneamente cittadini del nord in cerca di calma e sicurezza. Shai Hen Gal, davanti a oltre tremila bambini che facevano comprensibilmente fatica a gestire le loro emozioni, pensò di creare un mezzo che permettesse loro di esprimere le paure e le ansie, e trasformarle in cura, affetto, per un cagnolino di pezza con l’aria triste come loro. Da allora, Hibuki è arrivato a 110.000 bambini, e non solo in Israele, da nord a sud, nei luoghi attaccati da Hezbollah prima e da Hamas poi, ma anche in Giappone, dopo lo tsunami del 2011. Ed è stato oggetto di pubblicazione da parte di “Pediatrics”, il giornale americano di pediatria, nel 2008, perché pur essendo un semplice animale di pezza, Hibuki – Huggy Puppy fuori da Israele, porta con sè un allegato importante: una guida all’uso da parte di educatori e terapeuti, e una lettera personale per il bambino che dovrà occuparsi di lui. La sua utilità nella gestione del post trauma infantile è riconosciuta da psicologi e educatori.
Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, Dafna e Shai si sono attivati per far arrivare quanti più abbracci ai bambini ucraini nei campi profughi. E dopo averne mandati pochi per volta nel bagaglio dei rappresentanti dell’agenzia Ebraica o del Joint, si sono presto resi conto che gli Hibuki disponibili in Israele non sono assolutamente abbastanza in numero e non è possibile farne produrre in tempi brevi in Cina, luogo originario della produzione. Dafna ha pensato allora di farli produrre localmente: dopo tutto, ci sono parti dell’Ucraina in cui le fabbriche funzionano regolarmente e così, incredibilmente, le poste. Un benefattore americano ha pagato per i primi mille cagnolini da produrre in Ucraina, dando così lavoro a sarte locali e organizzando una rete per fare arrivare gli Hibuki ucraini ai bambini anche nei luoghi di accoglienza all’interno del paese, pressoché irraggiungibili se non attraverso corridoi umanitari.
Shoam, nel regalare il suo Hibuki personalizzato ad un bambino sconosciuto, ha probabilmente fatto un grande passo avanti nella risoluzione dei suoi traumi, riportati durante le guerre di Hamas contro i vicini israeliani. Nei prossimi giorni un bambino o una bambina riceveranno il suo abbraccio inaspettato, e se lo terranno stretto finché ne avranno bisogno, raccontandogli tutte le loro paure e le storie terribili di cui sono stati testimoni. Hibuki non può risolvere crisi internazionali, o riportare a casa milioni di profughi a case che in moltissimi casi non esistono neanche più. Ma sa ascoltare, e con i suoi occhi tristi lascia che la tristezza dei bambini diventi la sua, e li guarda poi ritornare a giocare allegri.
Daniela Fubini
(Nelle immagini: due bambini ucraini rifugiati a Budapest con il loro Hibuki; mamma con bambino e Hibuki ad Ashdod, durante un recente lancio di missili da parte di Hamas)
(4 aprile 2022)