La ragione scompare

Nel film “La Signora Scompare” (The Lady vanishes) completato prima dell’accordo di Monaco del 1938 (James Chapman, Hitchcock and the spy film, Tauris, London – N.Y., 2018, p. 118) quando un treno è assediato dall’esercito in uno Stato dell’Europa centrale, troviamo questo dialogo:
“Mr.Todhunter: non sarà una festa, non credo nel combattimento Caldicott: Pacifista, eh? I primi cristiani ci provarono e vennero buttati ai leoni”.
Dopodiché, Todhunter, coerentemente con le sue idee, scende dal vagone sventolando un fazzoletto bianco e viene colpito mortalmente. È da decidere se “art imitates life” oppure viceversa: forse s’inseguono, perché l’arte (vedi Bianca, di Nanni Moretti) intuisce spesso cosa ci attende. Gli elementi ci sono tutti e confluiscono, in una brutale sintesi, nel dilemma di resistere, il quale dilemma si diparte, a sua volta, in un altro: resistere soltanto per ragioni morali, laddove manca la speranza di riuscirvi?
La televisione generalista, prima impegnata nel promuovere i virologi, ora promuove i politologi, per i quali la guerra in Ucraina svolge la funzione di un Rorschach, per cui assolve al compito non di descrivere gli scenari bellici bensì gli interessi rappresentati dai nuovi protagonisti:
– chi ha chiamato in causa l’ONU e i suoi anatemi, esaltandola ed esaltandoli, si guarda bene dal domandarsi perché sia scomparsa nell’unico momento in cui sarebbe servita;
– chi ha deciso di campare la vita fomentando un pubblico di complottisti, non può dire che due più due sono quattro, perché dovrebbe portare i libri in tribunale.
– chi nutre un profondo timore per la società aperta, accenna ora dei paragoni che sfidano insieme doxa ed epistème.
– si discorre di un conflitto, ma qualche protagonista dei programmi giornalistici spesso distilla opinioni che stranamente coincidono soltanto coi propri bisogni e idiosincrasie. In quei casi, il dibattito non serve a niente, se non per alzare gli ascolti mediante uno shock da spropositi.
– vi è chi sostiene che “basti decidere di non avere nemici perché i nemici non ci siano” (copyright Goffredo Buccini, Corsera 2 aprile 2022) il che corrisponde alla versione politica del realismo magico: più sono i matti volontari e meno li si nota.
Siffatta ‘follia’ coincide col pacifismo di chi trasferisce l’avversione verso gli Usa a quella nei riguardi di Israele “bersaglio storico, pur essendo l’unica democrazia della sua area, circondata da teocrazie e regimi assoluti” (ancora Buccini, cit.). In tutti questi casi, la disamina della boutade ha pregio soltanto se diretta a capire o tentar di capire l’autore della boutade stessa.
Direi di non perdere del tempo ad esaminare il figlio (l’opinione); dedichiamoci piuttosto ad analizzare le abitudini della madre della notizia (l’opinionista). Ad esempio, un luminare sostiene che Israele dovrebbe mandare armi in Ucraina perché ha un Presidente ebreo, dato che evidentemente il luogo comune dice che gli ebrei si aiutano fra loro, mentre nessuno sosterrebbe, per dire, che l’Italia debba collaborare con il Presidente USA Biden perché è cattolico. Sembra che il tempo passi. Sembra.

Emanuele Calò, giurista