Ucraina e pensiero ebraico
Giorno dopo giorno, anzi ora dopo ora, sentiamo in televisione e leggiamo sui giornali strazianti e terribili racconti sulla carneficina che si sta consumando in Ucraina, un’area di frontiera tra l’Europa e l’Asia. Non voglio addentrarmi né nelle tristi e terribili cronache di questi eventi, né nelle analisi politiche correlate: altri più esperti e qualificati lo fanno già.
Ma c’è un aspetto non rilevato, ma assai importante e peculiare: i nomi delle località di importanza strategica sono state la culla di un’importante frazione della cultura ebraica moderna.
La prima che si nota è la capitale del paese aggredito: Kiev. Qui nacque e crebbe Golda Meir, prima di emigrare a Minneapolis. Ben Gurion, che nel suo gabinetto la ebbe come capo della diplomazia, sorridendo notava che il Paese che lui governava era tra i più piccoli al mondo, ma era l’unico ad avere un ministro degli Esteri in grado di trattare con le grandi potenze (USA e URSS) senza necessità di un interprete.
Intorno a Zhytomyr, a ovest di Kiev, si aggirano i carri armati russi che si preparano all’assalto della capitale: qui nacque nel 1873 e crebbe Bialik, poeta e letterato, prima di trasferirsi, ventenne, ad Odessa, (oggi minacciata da terra e dal mare dalle armi russe) e successivamente, già cinquantenne, nella Palestina mandataria. Bialik, con i suoi scritti, si adoperò intensamente per stimolare lo spirito di indipendenza della massa ebraica, prima in Ucraina e poi in Palestina. Fu estremamente attivo nello sviluppare l’uso della lingua ebraica come elemento formativo dell’indipendenza e dell’orgoglio collettivo (nazionale è un termine forse un po’ precoce per quel tempo).
Sentiamo parlare di Lviv (Leopoli) nell’Ucraina occidentale, dove affluiscono i profughi in fuga dai combattimenti più aspri e diretti oltre la frontiera polacca. Fino alla fine della 2° Guerra Mondiale questa città era polacca e qui crebbe Martin Buber (nato a Vienna nel 1878). Con la sua attività politica Buber fu un importante artefice della coscienza nazionale ebraica indirizzandola verso il sionismo, movimento nato dall’idea di Theodor Herzl.
Occorre notare che la nascita del movimento sionista fu vista inizialmente quasi come un sogno e sicuramente come un utopia, per molti, impossibile da realizzare. Questo modo di pensare fu prevalente in occidente, dove i principi egualitari della rivoluzione francese avevano convinto che gli ebrei potessero godere di completa e assoluta parità di diritti e quindi che l’idea di una patria ebraica fosse assolutamente senza senso né speranza. Gli orrori del nazismo erano ancora lontani e nessuno poteva immaginare che potessero aver luogo. Nell’area dell’impero russo e in particolare tra le numerose masse di ebrei dell’Ucraina, la situazione era meno rosea e quindi l’idea “strana” di Herzl, europeo occidentale per eccellenza, trovò più seguito che altrove.
La città portuale di Odessa, attualmente oggetto di bombardamenti navali e di tentativi di conquista terrestre fu sede di una importante Comunità ebraica fondata agli inizi dell’ ‘800 (1798 per l’esattezza). Fu un elemento assai importante nello sviluppo economico della città: fino alla 1° Guerra mondiale la Comunità ebraica controllava il 90% delle esportazioni di grano ed era prominente in molte altre attività economiche. Molte delle grandi figure della letteratura ebraica moderna hanno vissuto a Odessa. Mendele Mocher Sephorim, considerato il progenitore sia della moderna letteratura yiddish che della letteratura in ebraico moderno, è una di queste.
Lo pseudonimo che usa al posto del suo vero nome significa in ebraico “Mendele il venditore di libri”, indica pienamente il ruolo che intendeva assumere nei confronti degli ebrei, incarnando la figura del venditore ambulante di libri, fonte principale di conoscenza attraverso la divulgazione di notizie e cultura per gli ebrei dello shtetl. Per lui, infatti, il compito dello scrittore era di usare la letteratura come mezzo in grado di correggere false superstizioni e risollevare gli ebrei dall’ignoranza. A questo scopo, Mendele è riuscito a rendere raffinata una lingua gergale e rozza, creando un tipo di letteratura nuova anche nelle finalità. Era convinto che occorresse superare i pregiudizi che vedevano lo yiddish come una lingua ignobile, mettendone, invece, in luce il suo alto valore culturale e il suo profondo significato di unità nazionale. A Odessa ha vissuto anche un altro intellettuale, Ben Ammi, che fu in questa città dal 1864 fino al 1923, quando emigrò in Palestina. Fu uno dei primi autori che stigmatizzò l’assimilazione sulla stampa russo-ebraica.
Ben Zvi, nato a Poltava, città a oriente di Kiev a mezza strada tra la capitale e Kharkov, fu invece un uomo politico molto attivo nella promozione dei movimenti di autodifesa ebraica. Si trasferì nella Palestina del mandato britannico nel 1907 e studiò legge all’Università di Costantinopoli. Allo scoppio della 1° guerra mondiale fu deportato dal governo ottomano e andò negli Stati Uniti. Rientrò in Palestina alla conclusione della Guerra Mondiale nel 1918. Molto attivo nella politica della Palestina mandataria. Nel 1952 fu eletto quale secondo presidente dello Stato di Israele. A Odessa visse anche Pinsker che dopo aver insegnato il russo alla scuola ebraica di Kishinev, fu ufficiale medico nella Guerra di Crimea. Fu attivo sostenitore dell’Haskalah (illuminismo ebraico), ma, dopo il pogrom di Odessa, nel 1871 divenne sostenitore di una indipendenza territoriale ebraica.
Come si vede da questa breve rassegna, le menti migliori dell’ebraismo moderno fiorirono tra la fine dell’ ‘800 e gli inizi del ‘900 proprio in questa area dove l’Europa e l’Asia si incontrano. Furono terre dove la vita non era facile e neppure pacifica, soprattutto per gli ebrei, che erano visti sempre con sospetto e spesso con ostilità. Ma proprio queste difficoltà forgiarono un pensiero ebraico innovativo che vedeva nell’indipendenza la chiave per la propria sicurezza.. Questo fece sì che proprio da queste aree partissero i primi insediamenti (presionistici) verso la Palestina ottomana.
La loro vita fu difficile e il loro sviluppo sporadico e poco articolato. Ma quando dall’Occidente partì l’idea lanciata da Herzl di uno Stato Ebraico, essa trovò proprio in queste terre il supporto più caloroso e concreto. Le masse ebraiche di queste aree, (Ucraina e dintorni) socialmente depresse, accolsero con entusiasmo la nuova idea, contribuendo con forza a renderla concreta e viva. L’ incrocio tra i sogni di queste popolazioni vessate e la concreta visione politica di Herzl, portò all’evoluzione e allo sviluppo di quel movimento ideologico il cui risultato fu la rifondazione di uno Stato Ebraico nel suo territorio dopo due millenni di dispersione. Un’eredità ideologica da non disperdere.
Roberto Jona