Bar Yochai, un canto da Tripoli

Un canto, dicevano i mistici con riferimento alla Rottura dei Vasi Divini, è come una brocca. Un canto rompe la brocca e aiuta a ricomporre l’infranto.
Molto prima che gli ebrei di Libia arrivassero in Italia dopo il pogrom del 1967, il Piyuth Bar Yochai, composto a Tripoli quattro secoli prima dal cabbalista Shim’on Labi, era divenuto parte integrante della cerimonia della Mishmarah nella Comunità ebraica di Roma in occasione del rito della circoncisione e poi del Bar mitzwah e dei matrimoni.
Rabbì Rabbì Shim’on Labi, è nato in Spagna nel 1486. In seguito agli editti di espulsione del 1492, quando aveva sei anni di età, la famiglia trovò rifugio in Marocco. In viaggio da Fez per Gerusalemme nel 1549, fu catturato da predoni arabi e venduto come schiavo.
La tratta degli schiavi da parte delle organizzazioni arabe locali era a quell’epoca un serio problema per chiunque si avventurasse in viaggio per terra e per mare.
Dopo il suo riscatto, Shim’on Labi raggiunse Tripoli nel 1551. Al suo arrivo trovò una comunità in declino e in grave stato di disorganizzazione: molte persone non erano in grado di distinguere i brani da leggere nella ‘Amidah di ‘Arvith di Shabbat da quella dei giorni feriali. Da qui l’usanza del chazan, sviluppatasi in seguito ad una decisione di Rabbì Labi, di recitare ad alta voce nella ‘Amidah di ‘Arvith di Shabbat da Attà Kiddashta et Yom Ha-shevii’ Leshimkha sino Barukh Attà Hashem Mekaddesh Ha-shabbat.
La dominazione spagnola sulla città, durata mezzo secolo, aveva avuto conseguenze devastanti sulla vita comunitaria. Gli spagnoli avevano dominato la costa della Tripolitania dal 1510 al 1530, dopo di che l’avevano affidata ai cavalieri di Malta che non furono da meno. Una parte degli ebrei erano stati deportati nelle montagne del Garian, altri erano stati fatti prigionieri e torturati o venduti come schiavi.
Dopo il suo arrivo a Tripoli, Shim’on Rabbì Labi non se l’era sentita di proseguire oltre e assunse la carica di rabbino capo sino alla morte nel 1585. Cabbalista, medico, astronomo e poeta con cognizioni di alchimia, fu una figura centrale della rinascita dell’ebraismo libico. Grazie alla sua posizione di medico del Bey, Labi svolse un ruolo di mediazione tra la comunità e le istituzioni contribuendo a facilitare il ritorno di coloro che erano fuggiti, e all’arrivo di ebrei di origine spagnola da Livorno e da altre città. Intorno al 1570 scrisse un importante commento allo Zohar (il Libro della Genesi e dell’Esodo) che si caratterizza per l’importanza attribuita alla lettera del testo. La sezione del libro dedicata al commento della Genesi fu pubblicata nel 1795 a Livorno col titolo di Ketem Paz per iniziativa di un gruppo di notabili ebrei di Tripoli. Il titolo fu scelto dal cabbalista Rabbì Chaim Joseph David Azulai, noto come Ha-Hid’’a (Gerusalemme, 1724-Livorno, 1806). Il ruolo di Ha-Hid’’a come emissario (shadar) della Comunità ebraica in Terra di Israele, lo aveva condotto in Tunisia, Gran Bretagna ed Amsterdam per la raccolta d fondi a sostegno delle comunità ebraiche che vivevano in Israele e che erano soggette a ricatti. La Comunità di Hebron era afflitta da tasse draconiane che ne rendevano difficile l’esistenza. Il Bi’ur Millot Zarot she’b’Sefer Ha-Zohar (spiegazione dei termini stranieri nel Libro dello Zohar) di Labi fu pubblicato nel 1804 da Rabbì Avraham Miranda. Labi fu anche autore del Seder Tikkunei Kallah per le preghiere della di Shavuoth pubblicato a Venezia nel 1680 (cfr. G. Scholem, Simon Labi, in Jewish Encyclopedia, 2007).
Labi fu autore di numerosi canti mistici, il più noto dei quali, Bar Yochai, ebbe una grande fortuna. Cantato a Tripoli in ebraico e nel dialetto degli ebrei di Tripoli nella sinagoga da lui frequentata, Bar Yochai fu in seguito accolto dalla cerchia dei cabbalisti della scuola luriana. Dato alle stampe a Praga nel 1611, si è diffuso in ogni comunità ebraica. Particolarmente amato tra gli ebrei di Libia, Bar Yochai incorpora in forma di rima espressioni del Tanakh e dello Zohar e insegnamenti della tradizione rabbinica. La prima lettera di ogni strofa forma un acrostico del nome dell’autore. Il canto allietava i giorni di festa rendendo più tollerabile il sentimento della perdita, quando a morire erano delle persone anziane e sagge. Venerato dagli ebrei di Libia, profondamente rispettato dai mussulmani locali, Shim’on Labi è da secoli una figura religiosa di riferimento dell’Ebraismo libico.

David Meghnagi, psicoanalista