Oltremare – Resistenza

La parola resistenza è una parola forse abusata, ma non me ne viene in mente un’altra migliore o più appropriata a quello che ho fatto stamattina presto; ma almeno la uso qui senza maiuscola, per rispetto di altre Resistenze ben più importanti e fonti di salvezza nazionale della mia.
Premessa necessaria: come molti sanno e molti fanno, è uso dare una bella tagliata ai capelli prima di Pesach. Qualcosa che ha a che vedere con la stagione, lasciarsi indietro lunghezze e doppie punte cresciute oltre il dovuto durante l’inverno. E poi naturalmente, preparazione all’Omer, quei giorni di lutto che iniziano paradossalmente appena passato il primo giorno della festa più importante dell’anno, durante la quale le famiglie si ritrovano, i bambini passano dalla stanza dei giochi alla lettura ad alta voce di pezzi dell’Haggadà davanti a tutti i parenti riuniti.
Tutto molto normale fin qui. Salvo il dettaglio per nulla secondario che il mio parrucchiere storico, mai abbandonato anche dopo essermi trasferita lontano da Tel Aviv, è magnificamente posizionato: su Rehov Dizengof, a pochi metri dal pub Simta a sud, e ad altri pochi metri verso nord, sempre dallo stesso lato della strada, dal pub Ilka. Chi segue un minimo le notizie da Israele sa che questi sono i nomi di due pub oggetto di attacchi da parte di terroristi che non hanno esitato a piazzarsi davanti ai due locali pieni di giovani che bevevano un drink all’aperto durante una qualsiasi serata telavivese, per ammazzarne quanti più possibile prima di scappare via. Il più recente, contro Ilka, solo giovedì scorso.
Quindi verrebbe naturale dirsi che è meglio cercarsi un parrucchiere più vicino a casa e meno al centro di una delle città più grandi di Israele, esposto alla crudeltà del primo terrorista che si sveglia un giorno e decide di andare in città ad ammazzare gente disarmata, pacificamente seduta in un pub. Logico. Ma poi qualcosa che è in tutti noi prevale, e si va lo stesso, anzi magari si va quasi proprio per dare un segnale di normalità, per non piegarsi alla paura che vogliono instillare in tutti noi. E così, andare dal solito parrucchiere, anche se presto al mattino in una Tel Aviv assonnata e vuota, quando nessun terrorista sarebbe così stupido da sprecare pallottole, diventa un minuscolo atto di resistenza.

Daniela Fubini