Il messaggio della presidente UCEI
“Pesach, festa della vita”

Il Seder di Pesach come occasione di spensieratezza ritrovata dopo due anni di pandemia, ma anche come momento di consapevolezza profonda per ragionare sul “significato di vita, di salvezza e di libertà di agire, specialmente per le difficilissime settimane di guerra in Ucraina che raggiunge le nostre realtà evidentemente non così remote come a volte immaginiamo”.
Così la presidente UCEI Noemi Di Segni in un messaggio all’ebraismo italiano per la festa di Pesach. La libertà come status e la liberazione che la precede, si ricorda, “sono condizioni per la pianificazione del proprio futuro che non può avvenire in solitudine e nel vuoto ma all’interno di un quadro di valori, primo fra tutti quello della vita e la dignità di esseri umani e nell’aggregazione al Popolo”. L’essere parte di una comunità ebraica per esercitare appieno la libertà di essere ebrei, conoscere e preservare la millenaria storia, la tradizione e il contributo allo sviluppo dell’umanità sono in tal senso “le nostre sfide quotidiane, che nelle giornate di festa – specialmente di Pesach – assumono assoluta concretezza, traducendosi in un vivace fare, organizzare, cucinare, pregare, narrare e tramandare”. Tutto questo, si evidenzia, “grazie all’impegno e alla collaborazione di tutti voi – presidenti, rabbanim, consiglieri, segretari, dipendenti, collaboratori, ragazzi, consulenti e volontari che con dedizione avete aiutato a giungere anche a questo giorno di vigilia di Pesach”. Il pensiero, scrive ancora Di Segni, “incrocia i diversi piani esistenziali e va a tutti coloro che sono limitati dal virus o altre malattie con l’augurio di pronta guarigione, alle famiglie in lutto – anche in Israele per gli attentati avvenuti di recente – esprimendo la nostra vicinanza, alle famiglie che si sono aggiunte alle nostre comunità trovando un angolo di luce, fuggendo dalla guerra nell’auspicio di poter alleviare una parte dell’orrore vissuto”.