Piccola serenata notturna
a Norimberga

Nell’aprile 1941, pochi giorni dopo essere stato catturato dalle truppe tedesche a Kosovska Mitrovica e internato presso l’Oflag X-C di Lubecca, l’ufficiale violinista e compositore ebreo serbo Rafailo Blam fu avvicinato da un soldato tedesco il quale gli chiese di identificarsi. Nonostante fosse al corrente circa quanto accadeva nei Campi di concentramento del Reich alla popolazione ebraica d’Europa, Blam si fece coraggio e si identificò; il soldato gli domandò se nell’aprile 1939 avesse per caso registrato un disco vinile a Berlino con la cantante Jelena Vujanović. Blam rispose che sì, era proprio quel musicista e a quel punto il soldato affermò che era stato l’ingegnere del suono di quel disco; il tedesco gli chiese se avesse bisogno di qualcosa, Blam gli fece presente che da un mese lui e i suoi compagni di prigionia non ricevevano nulla da mangiare.
Soprattutto, avevano bisogno di strumenti musicali; quella di musica è una fame che non si placa.
Il cibo arrivò subito, due giorni dopo arrivarono una grande fisarmonica e una meravigliosa chitarra; a quel tempo Blam pesava 48 chilogrammi mentre la fisarmonica ne pesava 25 e tuttavia passò il resto della prigionia a suonare con gli altri musicisti del Block.
Successivamente trasferito presso l’Oflag XIII-D di Norimberga, Blam allestì un corso di insegnamento musicale con la collaborazione del musicista serbo Predrag Milosevic; inoltre assemblò un’orchestra costituita da musicisti dilettanti e professionisti, l’orchestra disponeva altresì di un pianoforte a coda grazie al quale il pianista Aleksej Butakov si esibì in concerti solistici.
La scarsità e pessima qualità del cibo – a Norimberga come in altri Oflag e Stalag – continuava a essere il problema più grave, a causa di ciò molti musicisti si ammalarono di uremia e talora persero la vista; non di rado accadeva che alcuni di essi, sentendo la morte vicina, chiedessero a Blam di rimanere al capezzale e suonare Eine kleine Nachtmusik o altre musiche di W.A. Mozart.
Con il dolore nel cuore, Blam acconsentiva; il prigioniero esalava l’ultimo respiro a suon di musica.
Nel dicembre 1942 i prigionieri di guerra slavi furono trasferiti presso l’Oflag VI-C di Osnabrück, dove ebrei e comunisti furono separati dagli altri prigionieri di guerra e alloggiati in un Campo speciale; i timori di subire la medesima sorte degli altri ebrei d’Europa era palpabile ma gli ufficiali ebrei slavi alloggiati a Osnabrück non si persero d’animo e crearono monumentali pagine musicali tra le quali spicca una straordinaria Sinfonia del compositore croato Alfred Schwartz [Švarc].
I prigionieri slavi furono infine condotti presso il famigerato Lager di Barkenbrig, dove la temperatura scendeva a 24° sotto zero e il cibo era inesistente; la scelta era se morire di fame o freddo.
Đoka Draškić, contrabbassista dell’orchestra degli ufficiali slavi, morì di freddo; la notte del suo decesso Blam arrangiò per piccola orchestra (clarinetto, tromba, trombone, fisarmonica, violino, tamburo) la Marcia WoO 29 opera postuma di L.v. Beethoven, l’indomani i musicisti dell’orchestra accompagnarono la salma del loro compagno di prigionia con le dita sul punto di congelarsi.
Sopravvissuto, Blam scrisse nelle sue memorie che “fare musica, cantare, suonare e recitare erano per noi ciò che il pane è per gli affamati”; la mente del musicista in prigionia è continuamente assalita da devastanti morsi della fame, la vera inedia è quella che reclama non già lo stomaco ma il cervello.
In deportazione, la musica produceva cibo mentale e spirituale non meno indispensabile del cibo fisico; la fame non scompariva ma si attenuava quando si praticava musica.
I musicisti slavi di Lubecca, Norimberga e Barkenbrig ci insegnano che una civiltà offre il meglio di sé proprio durante le più tragiche circostanze; quegli uomini si prendevano cura della crescita artistica altrui, creavano circuiti di solidarietà e seppellivano i loro simili con onore.
A poche battute dalla fine del brano Pyramid Song di Colin Greenwood arrangiato da Philip Lawson, un Do diesis centrale suonato dall’arpa apre improvvisamente un varco dimensionale; non un brano musicale ma una sola nota pizzicata su un’arpa è capace di creare un’esperienza così travolgente.
Il musicista è quell’uomo che trasforma l’appagamento scaturito dall’arte dei suoni in appetito inestinguibile; come Blam e i musicisti slavi, egli è sazio e allo stesso tempo affamato.
Credo che il giorno in cui l’uomo proverà i morsi della fame che provoca il bisogno di far musica, quel giorno l’uomo si sentirà incredibilmente sazio.

(Nell’immagine: Rafailo Blam)

Francesco Lotoro

(20 aprile 2022)