25 Aprile, la nota UCEI
Dalla Festa della Libertà
alla Festa della Liberazione
“La Festa della Liberazione, cui ci avviciniamo anche quest’anno tra molte tensioni e ripetute strumentalizzazioni, è una delle date più importanti del nostro calendario civile. Non un appuntamento generico per l’affermazione di sentimenti e valori astratti, ma il giorno in cui l’Italia festeggia la liberazione dal nazifascismo grazie all’impegno congiunto di partigiani e forze alleate. Questo è il solo tema attorno al quale va definita in modo coerente ogni questione circa i contenuti da proporre, le bandiere da sventolare, i partecipanti da coinvolgere”. È quanto ricorda, in una nota, la Presidenza dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
“Il 25 Aprile – si legge ancora nella nota – omaggiamo in particolare i partigiani, eroi della rinascita e della ripartenza dopo l’invasione nazista e oltre vent’anni di spietata dittatura fascista. Tra questi non pochi ebrei che scelsero la lotta partigiana nonostante la persecuzione, lo sterminio e lo status formalizzato con legge di ‘nemici della Patria’, attribuito loro dal fascismo. Tra quanti si spesero e sacrificarono le loro vite per questo anelato traguardo ci furono anche i volontari della Brigata Ebraica, accorsi in migliaia dall’allora Palestina mandataria, il cui contributo è stato riconosciuto dalle più alte sedi istituzionali attraverso il conferimento della medaglia d’oro al merito militare. Una volta finita la guerra, si distinsero poi nella ricostruzione e nella rivitalizzazione delle comunità ebraiche devastate dalla Shoah.
“Il 25 Aprile – si aggiunge nel documento – non festeggiamo soltanto un evento ma siamo anche chiamati a dare forma alla nostra identità di cittadini assumendoci una responsabilità, di ieri e di oggi. Ricordando ad esempio che, per proteggere libertà e valori di vita e convivenza, fu necessario partecipare a una difesa armata. Un fronte contrapposto a quello di chi decise fino all’ultimo di propugnare discriminazioni e portare morte e violenza nel mondo intero. Siamo lontani dall’acquisire pienamente questo senso di consapevolezza: è necessario, infatti, ancora un lavoro serrato di educazione e cultura che non avviene un giorno l’anno nella spensieratezza dell’evento, ma deve essere fatto con un preciso percorso di studi, specialmente nelle scuole.
“La celebrazione – si ricorda poi – è un aspetto formale. La memoria e il significato pieno della libertà come condizione da preservare dopo la Liberazione vanno coltivati ogni giorno e mai dati per scontati. Per questo accostamenti o strumentalizzazioni di ogni sorta vanno rigorosamente evitati, mentre i valori difesi – allora e nuovamente minacciati oggi – vanno ribaditi con fermezza. Anche pensando all’ormai rituale ed inaccettabile demonizzazione di Israele in molte piazze del 25 Aprile, segnate dalla presenza di gruppi di sostegno alla causa palestinese che, con la piena legittimazione di chi organizza cortei e cerimonie, accampano rivendicazioni che nulla hanno a che fare con questa ricorrenza. Gruppi che impediscono da anni la pacifica, serena e gioiosa partecipazione delle comunità ebraiche e della Brigata Ebraica alle celebrazioni della Libertà. Un tema costantemente posto all’attenzione delle associazioni e dei Comuni interessati.
“Torniamo a chiedere, anche quest’anno, massima vigilanza e coerenza auspicando finalmente il superamento degli abusi e delle distorsioni, della storia e dell’attualità politica, per poter celebrare un 25 Aprile unitario.
“Coerenza che pretendiamo anche in merito alla linea da tenere sull’aggressione russa ai danni dell’Ucraina. I massacri che si stanno compiendo in ogni zona raggiunta e l’ordine supremo di devastare ogni principio di sovranità nazionale e libertà politica riconosciute da anni a livello internazionale, non possono essere vissuti in modo distaccato o con equidistanza da nessuno di noi. Si tratta infatti, ancora una volta, di scegliere la difesa della vita e delle libertà democratiche faticosamente consolidate dopo la Seconda guerra mondiale.
“Una difesa serrata, nel nome dell’unità europea e della solidarietà nell’accoglienza, che non può essere fatta solo di parole, concetti astratti, diplomazia, comunicazione. E in ogni caso, non con le parole che abbiamo ascoltato sgomenti in questi giorni.
“Sono tutti elementi, quelli elencati sopra – commenta la Presidente UCEI Noemi Di Segni – che hanno certamente il loro valore, ma non sono sufficienti di fronte all’estensione degli attacchi e i delitti compiuti.
“Nell’anno di ripresa delle celebrazioni nelle piazze e in ogni spazio condiviso, dopo la logorante sfida del virus, ci attendiamo coerenza e responsabilità nell’impegno istituzionale di tramandare l’eredità morale del 25 Aprile con le bandiere dell’Italia, della resistenza partigiana e della Brigata Ebraica”.