Collaborazionisti, le storie italiane

Roma, Trieste, Milano, Firenze. È un viaggio in quattro città quello che la Fondazione Museo della Shoah propone nel suo ultimo documentario dedicato al periodo della persecuzione antiebraica: “Storie della Shoah in Italia. I complici”, a cura degli storici Amedeo Osti Guerrazzi e Isabella Insolvibile.
Quattro città, quattro vicende di tradimento e delazione per approfondire “il meccanismo e le motivazioni personali di chi voleva un’Europa libera da ebrei”. Un viaggio nei luoghi e tra testimonianze in parte inedite che si pone l’obiettivo, attraverso un’efficace operazione di public history, “di raccontare una pagina oscura e quasi completamente dimenticata nella storia recente del nostro paese”. Quella, per l’appunto, del collaborazionismo.
È quanto fa notare Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah, evidenziando la doppia finalità che ci si è posti di “avvicinare il pubblico” e di farlo in un certo modo, ancorandosi cioè a basi “consapevoli e molto forti”. Uno sguardo sulla Shoah “a livello nazionale, come fenomeno italiano”, la sua sottolineatura durante la conferenza stampa (con successiva proiezione del documentario) svoltasi stamane alla Casina dei Vallati. A portare i saluti dell’amministrazione comunale la vicepresidente del Municipio I Alessandra Sermoneta. Mentre sia Insolvibile che il regista Alessandro Arangio Ruiz si sono soffermati sullo sforzo di affrontare vicende così drammatiche “in modo anche emozionale”. In tal senso i ricordi delle sensazioni provate durante questi incontri e durante le visite dei luoghi che portano i segni di ferite ancora laceranti – da via Tasso alla Risiera di San Sabba, dal carcere di San Vittore a Villa Triste – “non sfioriranno”. Rivolto ai giovani il messaggio di Emilia Di Porto, una delle testimoni della persecuzione nazifascista nella Capitale: “Devono conoscere la storia. E seguire la via dell’umiltà e della fratellanza”.
Il documentario – in onda nei prossimi giorni su RaiStoria e nella cornice del Tg2 Dossier – è stato realizzato con il contributo di Roma Capitale e ha i patrocini di Ministero della Cultura e del Ministero della Giustizia, Regione Lazio, Assessorato alla Cultura di Roma Capitale, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Comunità ebraica di Roma, Comunità ebraica di Firenze, Comunità ebraica di Milano, Comunità ebraica di Trieste, Associazione Figli della Shoah.