L’intervista a David Hirsch
“Il nostro stadio per Firenze”

L’Erasmus alle Canarie, una tesi di laurea a Zanzibar, esperienze professionali che l’hanno portato a muoversi con disinvoltura tra Europa, Africa e Cina. La ricerca di nuovi orizzonti è stata, per David Hirsch, una molla costante. Uno sguardo aperto al mondo che gli deriva anche dalla formazione nelle file dell’Hashomer Hatzair, movimento giovanile ebraico che già ragazzino gli ha fatto comprendere l’importanza di ampliare il proprio bagaglio di incontri e prospettive. Nel suo caso, facendogli sperimentare gioie e fatiche della residenza quotidiana in un kibbutz.
La nuova meta non sarà in realtà troppo distante da Torino, la città dove è nato e si è formato negli studi in architettura. E soprattutto Milano, dove ormai da molti anni risiede e lavora per il gruppo internazionale Arup. Dal 2023 infatti Hirsch si augura di mettere radici a Firenze per portare a compimento la sfida di cui è stato di recente investito, tramite la vittoria di un bando molto atteso, dall’amministrazione comunale: la riqualificazione dello stadio Artemio Franchi costruito a inizio Anni Trenta da Pier Luigi Nervi e oggi bisognoso, dopo quasi un secolo di servizio e varie cure pregresse, di un ripensamento significativo. Un intervento ad ampio raggio che porterà lo stadio cittadino in una nuova era, più funzionale e al passo con i tempi, senza però “tradirne” la storia.
Tra gli elementi caratterizzanti una nuova copertura che andrà a proteggere gli spalti in ogni settore. Una “grande lama orizzontale, librata con leggerezza ben al di sopra delle gradinate”, è stato detto nel presentare il progetto. Oltre a ciò si lavorerà per “estendere le funzionalità” del Franchi con una gamma di servizi aggiuntivi come, tra gli altri, museo, auditorium, attività commerciali. L’idea di Arup e del suo capo progettista è anche quella di far risaltare, in tutta l’area del Campo di Marte di cui lo stadio è il principale punto di riferimento, “gli elementi del paesaggio naturale e antropizzato di Firenze, ponendosi come interpretazione di una visione territoriale integrata e di forte identità”. Una scelta anche nel segno dell’ambiente, con la copertura fotovoltaica che creerà e restituirà energia al quartiere e il un nuovo parco destinato ad ampliare la quota di verde nell’area limitrofa. Partner di Arup lo studio MCA – Mario Cucinella Architects, con la consulenza di Cupelloni Architettura.

Una sfida affascinante, non c’è che dire…
Affascinante e aggiungerei anche piuttosto complessa. Firenze, per via della sua storia e del suo ricco patrimonio urbano, è sempre una realtà complicata con cui confrontarsi se si fa questo mestiere. Lo è ancora di più con un edificio del genere, anche per via dei numerosi vincoli cui è sottoposto (sovrintendenza in primis). Anche per questo la caratteristica peculiare del nostro progetto è quella di essere improntato alla massima conservazione dell’esistente, in un dialogo aperto con l’eredità trasmessaci da un maestro del passato come Nervi. La struttura originaria resterà il più possibile intatta: un approccio di buon senso che definirei pacato e non invasivo. Credo che questo sia stato il nostro valore aggiunto, l’elemento che ci ha permesso di vincere il bando.

Un progetto all’insegna della sobrietà?
In un certo senso sì. Partiamo da un presupposto: accontentare tutti non si può, è una legge della vita e questo caso non fa certo eccezione. Ed esistono dei limiti tecnici, un ventaglio di possibilità di cui tener conto nell’operare. Chiarito ciò, mi pare che questo approccio fosse l’unico possibile. Anche tenendo conto dell’intenzione del Comune di andare verso il recupero di un edificio che, doveroso ricordarlo, rappresenta una testimonianza architettonica di primissimo ordine.

È la prima volta che ha a che fare con uno stadio?
No, tra le altre c’è stata Barcellona dove avevamo presentato un progetto legato alla riqualificazione del Camp Nou. Parliamo non solo dello stadio di un club tra i più forti del pianeta ma di un vero e proprio monumento in grado di intercettare, anche per questo motivo, un interesse globale. Non a caso il secondo per visitatori dopo la Sagrada Familia. Arup in quel caso non vinse ma l’esperienza, anche a livello personale, è stata senz’altro tra le più formative della mia carriera. Una similitudine con Firenze: anche allora la nostra filosofia era stata quella di proporre non uno smantellamento ma un adeguamento. Più in generale comunque è un periodo che sto lavorando su progetti dedicati a sport e grandi eventi. Un ambito assai interessante, va detto.

Quale sarà l’iter per il nuovo Franchi?
L’idea è di partire con i lavori nel 2023. Ma in questo momento, in attesa che si concludano tutte le verifiche tecniche del caso, preferisco non sbilanciarmi. Posso però dire che sono molto fiducioso sull’apporto del Comune. Finora infatti ha lavorato con grande slancio ed efficienza. La motivazione c’è e si sente.

Lei ha lavorato in molti posti. Potrebbe esserci anche Israele, in futuro, nel suo destino?
È un paese con cui ho un legame speciale. Dai tempi dell’Hashomer ci sono tornato varie volte, ma sempre per viaggi di piacere. Ovviamente non ho potuto fare a meno di guardarmi attorno, specie a Tel Aviv. Una città in crescita costante. Soprattutto mi ha affascinato il modo in cui si sta procedendo alla conservazione e valorizzazione del Bauhaus. Sarebbe senz’altro una prova intrigante. Anche se, a quanto mi risulta, quello israeliano è un mercato un po’ chiuso. Ma chi lo sa. Mai dire mai.

Firenze è una città molto esigente in ambito calcistico. Per dire, questo sport rivendica di averlo persino inventato. Non nell’Ottocento come gli inglesi, ma ben quattro secoli prima…
Sappiamo bene quanto la Fiorentina sia parte dell’anima di questa città. Non a caso la Torre di Maratona dello stadio e quella di Arnolfo che svetta su Palazzo Vecchio sono in diretta relazione già adesso. Faremo di tutto per mantenere e se possibile anche implementare questo rapporto unico e imprescindibile. Spero che, nel fare ciò, i tifosi possano perdonarmi un piccolo peccato.

Quale?
Sono juventino, anche se non particolarmente militante. Ma, per favore, non lo si dica troppo in giro…

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(24 aprile 2022)