Poliziotti deportati,
nove pietre per la Memoria

Nel 1944 la Questura di Udine fu interessata da rastrellamenti da parte delle SS naziste che riguardarono una quarantina di funzionari, guardie di pubblica sicurezza e impiegati civili; dieci furono deportati nei campi di sterminio e nove non fecero ritorno. Questi i loro nomi: Filippo Accorinti, Alberto Babolin, Bruno Bodini, Giuseppe Cascio, Mario Comini, Antonino D’Angelo, Anselmo Guido Luigi Pisani, Mario Savino e Giuseppe Sgroi. Sarebbe sopravvissuto il solo Spartero Toschi, poi morto a Udine nel 1964.
Nelle scorse ore sono state collocate in loro memoria altrettante pietre d’inciampo, proprio di fronte all’edificio in cui aveva sede la Questura. Tra i partecipanti il Capo della Polizia Lamberto Giannini, che ha evidenziato: “Questa storia, come tante altre, è importante per conoscere un momento drammatico della storia del nostro Paese, proprio adesso che stiamo vivendo di nuovo un momento di guerra. C’è stato chi ha saputo scegliere con chiarezza qual era la parte giusta e lo ha fatto pagandone le estreme conseguenze”. Giannini ha poi aggiunto: “Ritengo che questi eventi, questi esempi, non siano un semplice ricordo. Tutte le volte che delle comunità e dei cittadini fanno degli atti così belli, così sentiti, per noi è molto importante”.
Erano tra gli altri presenti alla cerimonia il prefetto di Udine Massimo Marchesiello, le cariche istituzionali del territorio, cittadini, alcuni familiari dei nove caduti e il figlio del maresciallo Toschi. Coinvolte anche alcune scolaresche.
La vicenda dei poliziotti deportati è stata a lungo sconosciuta. A colmare questa lacuna l’impegno dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato che, spronata dai dirigenti Giuseppe Vollono ed Elio Romano, nel 2000 ha iniziato a fare ricerca e a ricostruire tutti i tasselli.