Ebrei nella Resistenza
25 aprile 1945: l’Italia è libera dai nazifascisti ad opera delle armate angloamericane e della insurrezione partigiana, che libera le grandi città del Nord ancor prima dell’ingresso degli Alleati. Molti gli ebrei presenti nelle file della Resistenza. Ricordiamone due, di cui di solito non si parla molto.
Franco Momigliano, economista di rilievo, commissario politico di Giustizia e Libertà in Val Pellice, arrestato a Milano, torturato a San Vittore e riconosciuto come ebreo, chiede ai compagni ancora liberi il cianuro per non cedere alle torture. Viene liberato dai partigiani fingendo un ordine di scarcerazione. Sposerà dopo la guerra Luciana Nissim, arrestata con Primo Levi e sopravvissuta ad Auschwitz.
Sandro Nahmias, anche lui di Giustizia e Libertà, arrestato il 9 settembre 1944 dai fascisti della Banda Koch con la moglie, Carla Badiali, pittrice, incinta, e detenuto a Milano a Villa Triste. Viene mandato da Koch a trattare con i vertici del CLN la cessazione delle attività partigiane a Milano e la fuga di Koch, proposta nettamente respinta dal CLN. “Sembravano uomini che tornassero dall’aldilà” scriverà più tardi Leo Valiani, altro dirigente partigiano ebreo. Mentre Carla Badiali con un’altra partigiana anche lei incinta vengono liberate da San Vittore dai GAP, guidati da Gigliola Spinelli, sorella di Altiero Spinelli e poi moglie del grande storico Franco Venturi. Nahmias viene inviato a Mauthausen. Tornerà ma distrutto nel corpo e nell’anima e non racconterà mai la sua storia.
Questi uomini e donne, e altri come loro, anche se ebrei combattevano da italiani per liberare la loro patria dai nazifascisti. Come oggi il presidente dell’Ucraina Zelensky, ebreo, combatte per liberare dai russi la sua patria Ucraina.
Anna Foa, storica
(25 aprile 2022)