Israele-Vaticano, la mostra
Arte nella Shoah, arte per la vita
Il prisma dell’arte per provare a raccontare l’indicibile. È la sfida della mostra “Arte nella Shoah” che sarà inaugurata giovedì mattina, in occasione di Yom HaShoah, presso la Pontificia Università Lateranense. L’iniziativa, che nasce dall’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede, si caratterizzerà per l’esposizione di varie opere tratte dalla collezione dello Yad Vashem.
Opere che, evidenzia il Memoriale di Gerusalemme, “riflettono la tensione tra la propensione a documentare i tragici eventi subiti e il desiderio di affrancarsi attraverso l’arte per trascendere nelle dimensioni della bellezza, dell’immaginazione e della fede”.
Sarà un’occasione per ricordare come, nonostante le spaventose condizioni di vita e la lotta quotidiana per la sopravvivenza, con la loro inventiva gli artisti prevalsero sulla scarsità dei materiali. E così, attraverso dipinti realizzati con pericolo anche della vita, “riaffermarono la propria individualità e il proprio desiderio di vivere”. Tre, si sottolinea, le storie con cui ogni opera ci mette a confronto: “Quella del dipinto, quella dell’artista e quella della conservazione dell’opera stessa”. Al di là della loro varietà di stili e soggetti, “la testimonianza dello spirito umano che rimane saldo e rifiuta di arrendersi”. Si cita al riguardo l’autrice Grete Schmahl-Wolf nella sua ultima poesia, redatta sul letto di morte nel ghetto di Theresienstadt: “Il mio corpo è debole e scheletrico / ma la mia anima è libera”. Venti gli artisti in mostra. Quasi la metà non sopravvisse al nazifascismo.