L’alleanza contro l’invasione russa

A Ramstein, in Germania, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd James Austin, ha riunito i rappresentanti di 43 paesi impegnati nel difendere l’Ucraina dall’invasione russa. La sua richiesta, raccontano i quotidiani, è stata chiara: intensificare il sostegno militare a Kiev. Un appello a cui ha risposto Berlino, decidendo per la prima volta di fornire armi pesanti all’esercito ucraino (50 carri armati Gepard). Per La Stampa il vertice di Ramstein rappresenta l’allargamento della “coalizione anti-Russia” ed è il fondamento della “nuova strategia occidentale, basata su due punti: primo, la convinzione che Zelensky possa vincere la guerra, se verrà aiutato; secondo, la sfida geopolitica con la Russia è destinata a durare a lungo, con un conflitto di attrito in Ucraina e minacce in altre regioni. Perciò gli alleati alzano il tono, per far capire a Putin che sono determinati ad andare avanti fino alla sua sconfitta. La speranza è che capisca il messaggio, e apra a soluzioni diverse da quella militare”. Repubblica parla della presenza di Israele e di alcuni Paesi firmatari degli Accordi di Abramo a Ramstein, definendola “una novità sostanziale: da un lato l’apertura, in particolare con il Qatar, di azioni di lungo periodo per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, dall’altro un primo segnale da parte di Gerusalemme di abbandono dell’equidistanza fra Mosca e Kiev, e una prima risposta anche al crescente avvicinamento fra Iran e Russia, sempre più coordinate nell’aggiramento delle sanzioni occidentali”.

Minacce russe. La replica di Mosca – mentre continuano ad emergere le prove delle stragi russe in Ucraina – al momento rimane quella dello scontro, con minacce di rappresaglie “se colpiti con armi occidentali”. Putin, inoltre, incontrando il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres, ha ribadito di non voler trattare senza il riconoscimento dell’occupazione russa di Crimea e Donbass (Corriere della Sera). E i suoi fedelissimi proseguono nella falsa retorica dell’Ucraina nazista: Nikolaj Patrushev, attuale segretario del Consiglio di sicurezza ed ex capo dei Servizi segreti, in un’intervista (tradotta e pubblicata oggi da Repubblica) a un quotidiano governativo russo è arrivato a dire: “Negli anni Trenta l’Occidente collaborò coi nazisti almeno fino al 1943. Ora la storia si ripete”. Nella stessa intervista ha poi dichiarato che l’esito di questo conflitto non può che essere “la disintegrazione dell’Ucraina in più Stati”.

Francia, le sfide di Macron. Un sollievo. Così Bernard-Henri Lévy su Repubblica definisce il risultato delle presidenziali in Francia con la vittoria di Macron su Le Pen. Nel suo editoriale il filosofo francese evidenzia però come ora al presidente riconfermato spetti dare risposte a cittadini disillusi e sempre più inclini ad ascoltare le sirene populiste. Serviranno, scrive Lévy, “audaci misure economiche e di giustizia sociale”, ma anche la ricostruzione del fronte democratico, tendendo la mano “in un modo o nell’altro, a tutti coloro che hanno contribuito alla sua vittoria”. A definirsi preoccupato anche il senatore a vita con doppia cittadinanza, italiana e francese, Renzo Piano. Intervistato dal Corriere su diversi temi, l’architetto sottolinea come Macron dovrà ascoltare le ragioni di chi ha votato Le Pen. E dell’Europa dice che “è un’immensa città diffusa. Il contrario di città non è campagna, è deserto; e in Europa trovi tutto, metropoli e borghi, boschi e fiumi, campi e mari, tranne il deserto. In tutto il continente non esiste un posto da cui non si possa raggiungere in un’ora un ospedale, una sala per concerti, una biblioteca”.

La moglie di Almirante. I toni usati sui quotidiani per ricordare la morte di Assunta Almirante, scomparsa a 100 anni e vedova del leader storico del Movimento sociale, sono quasi tutti celebrativi. Dal Giornale (che scrive che con lei “scompare un pezzo fondamentale di storia d’Italia, quella dei cosiddetti ‘esuli in patria’, sconfitti e però mai rassegnati, custodi di un piccolo mondo antico a volte anacronistico, ma pulito”) a Corriere e Repubblica. Domani ricorda invece come Assunta Almirante non ha “mai rinnegato la storia fascista del marito e anzi ha criticato chi si definiva post-fascista”.

Rilancio Eastmed. “Anche Israele è interessato alla realizzazione del gasdotto Eastmed. Ad assicurarlo é il ministro italiano dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, dopo il suo incontro a Gerusalemme con Kanine Elharrar, ministro israeliano di Infrastrutture nazionali, energia e risorse idriche”, lo scrive La Verità, raccontando il recente viaggio del ministro in Israele. L’idea, scrive il quotidiano, è “rimettere in pista l’ipotesi della costruzione del gasdotto da 1.900 chilometri che porterebbe energia passando da Israele, Cipro, Grecia e l’Italia”.

Il vigile urbano antisemita. Massimo Vergani, commissario e vicecomandante della polizia locale di Seregno, ha pubblicato su Facebook un post esplicitamente antisemita a commento di una recente partita di calcio tra Inter e Milan (vinta dai primi). Vergani, tifoso interista, ha scritto: “Finalmente si ritorna nella posizione naturale di dominio sugli ebrei”. Non contento, come ricorda il Giornale, si è poi giustificato peggiorando il tutto e affermando di aver solo usato un “linguaggio da ultras” e che definire “ebrei” i tifosi milanisti “non ha nulla a che vedere con l’antisemitismo, la Shoah o la storia, ma è soltanto dispregiativo, di persone poco affidabili”. Contro di lui è stata aperta un’indagine disciplinare interna, ha annunciato il comandante del corpo Maurizio Zorzetto, che però ha aggiunto all’Ansa: “non posso pensare che un vice commissario non si renda conto che la sua vita privata non sia correlata con quella pubblica, ma non ho dubbi che non sia una persona razzista”. Dalle parole di Vergani non ci sono invece dubbi sul suo antisemitismo.

Brigata ebraica. Il Giornale ritorna sulle vergognose contestazioni alla Brigata ebraica di un piccolo gruppo di facinorosi durante la manifestazione del 25 aprile e lascia spazio al racconto di Hans Jonas per descrivere il ruolo dei volontari ebrei nella Liberazione dell’Italia. Sul caso del 25 aprile torna anche Mattia Feltri nel suo Buongiorno su La Stampa, denunciando l’oltranzismo di chi si definisce continuamente più puro degli altri. “La purezza di chi non è andato, la purezza di chi non va mai, la purezza di chi va altrove, la purezza di chi c’è sempre, la purezza di chi fischia la Brigata ebraica, di chi fischia la bandiera americana, di chi fischia la Nato, di chi fischia il presidente della Repubblica, di chi è migliore perché è pacifista e chi migliorissimo perché pacifistissimo, ognuno a costruirsi un recinto dentro cui issare la propria bandiera della castità ideale, e tutto il mondo fuori”. “Un desolante tradimento – scrive Feltri – delle ragioni del 25 aprile, ossia delle ragioni fondanti della Repubblica, di cui oggi nulla più si cura perché nulla più si sa”.

Daniel Reichel