Ticketless – Tre anelli

L’ultimo libro di Daniel Mendelsohn (“Tre anelli. Una storia di esilio, narrazione e destino”, Einaudi, traduzione di Norman Gobetti impeccabile come sempre) è un autentico capolavoro. Un libro così strettamente legato ai due precedenti (Gli scomparsi, 2007; Un’Odissea, 2017) da far pensare che si tratti di un’opera unica, un autocommento che cresce su se stesso. La riflessione ruota qui intorno allo stratagemma preferito di questo scrittore che mi affascina ogni giorno di più: la digressione. Con i dovuti distinguo, a me sembra che Mendelsohn sia il Perec del terzo millennio. Oscilla fra romanzo, saggio filosofico, riflessione sulle potenzialità della scrittura “dopo Auschwitz (nel suo caso dopo Belzec)”, sulla vita “istruzioni per l’uso”. Il titolo non tragga in inganno, i tre anelli non rimandano a Lessing, che pure è citato, ma a tre digressioni biografiche, una più bella dell’altra, tre anelli d’oro potremmo dire per sottolinearne la preziosità. Tre vite, di cui ci vengono proposte istruzioni per l’uso: Erich Auerbach, che scrive il suo capolavoro a Istanbul, esule dalla Germania; François Fenelon, che pubblica un ingegnoso seguito dell’Odissea e un altro auto-esule W. G. Sebald, le cui narrazioni divaganti hanno esplorato il tema della nostalgia, dell’esilio, del viaggio. Il tutto rivisitato come se fosse un saggio di tecnica narrativa, di autoesegesi (anche biblica, nel caso di Mimesis di Auerbach). Un passo avanti e uno indietro, un elogio della narrazione ad anello, un’apologia della circolarità della storia che si ripete uguale dal giorno in cui Telemaco si è messo in viaggio e Omero ha deciso di descrivere la sua esplorazione in cerca del padre, per non lasciarsi travolgere dal peso emotivo del solo viaggio di ritorno del padre a Itaca. Il lettore rimane come stregato, ripensa alla sua esistenza, ai nodi dell’io. Per i figli della Shoah un esercizio non più rinviabile per chi voglia guardare con serenità al futuro senza dimenticare il baratro di Belzec e dei nostri “scomparsi”. Prerogative che fanno di Mendelsohn un classico.

Alberto Cavaglion

(27 aprile 2022)