Salonicco, la tragedia negata

Lo sterminio degli ebrei di Salonicco è uno dei capitoli più cupi della Shoah. Nel febbraio del 1943 il regime nazista invia i suoi specialisti – Dieter Wisliceny e Alois Brunner, che Eichmann definirà uno dei suoi uomini migliori. Nel giro di pochi mesi gli ebrei della città definita “la Madre d’Israele”, da secoli sede di una grande comunità sefardita, sono concentrati con brutale efficienza in ghetti e avviati alla deportazione. Oltre il 90 per cento della popolazione ebraica è sterminata.
La vita e la tragedia della comunità di Salonicco rivivono ora nel film I Poli ke I Poli – The City & City nel racconto enigmatico e inquietante dei filmmaker Syllas Tzoumerkas e Christos Passalis, entrambi nativi di Salonicco. Nato come installazione per un museo locale, il lavoro non segue un arco narrativo né propone personaggi nel senso tradizionale del termine.
Legati da temi comuni, i sei episodi che lo compongono illuminano il massacro degli ebrei di Salonicco da differenti prospettive dando voce a molteplici soggetti e periodi in un’atmosfera ipnotica e coinvolgente. Il progetto passa dal bianco e nero al colore, gli spezzoni che rimettono in scena l’occupazione nazista si alternano a frammenti visivi della Grecia contemporanea, i capitoli si muovono nel tempo e accompagnano esponenti della comunità dal 1910 al 1965, passato e presente si fondono. Anziché diluirne la potenza, quest’andamento straniante regala ai contenuti una potenza dirompente. Un episodio dopo l’altro, si vede prendere forma la distruzione di un mondo multiculturale complesso, ricco di cultura e tradizioni. Tornano le immagini laceranti degli uomini radunati nel luglio 1942 in piazza della Libertà e sotto minaccia delle armi forzati a esercizi fisici insensati, umiliati e tormentati. Torna la vicenda del cimitero ebraico dissacrato e trasformato in una cava dove tedeschi e greci recuperano pietre da usare come materiali da costruzione. Tornano le atrocità quotidiane che a Salonicco scandiscono il viaggio sui treni diretti alla “soluzione finale”.
Oggi in quella che un tempo era nota come la Gerusalemme dei Balcani vivono 1300 ebrei. Su parte dei terreni dove un tempo si trovava il cimitero ebraico è stata costruita l’Università Aristotele di Salonicco. Dopo anni di dinieghi, nel 2014 l’amministrazione ha infine riconosciuto il passato con un memoriale. È un gesto simbolico che rappresenta un passo importante per invertire la tendenza a cancellare il passato ebraico della città, a detta dei rappresentanti della comunità.

Daniela Gross, Pagine Ebraiche Aprile 2022