“Da Torino a La Spezia in bici,
per difendere Memoria e libertà”

Giovanni Bloisi, il “ciclista della Memoria”, è tornato in sella alla sua bici forte del messaggio d’impegno che da vari anni ormai contraddistingue i suoi itinerari a pedali in Italia e all’estero. Quello di fare testimonianza, sul mezzo di trasporto che predilige e con cui è in una simbiosi pressoché totale, su quel passato che non possiamo permetterci il lusso di non ricordare, elaborare, capire.
Il suo ultimo viaggio, destinato a concludersi a metà maggio a La Spezia, è caratterizzato da una successione ininterrotta di tappe nel territorio piemontese e ligure. Luoghi spesso incantevoli agli occhi ma comunque tragicamente segnati, al tempo della seconda guerra mondiale, dalla barbarie nazifascista che più volte si accanì con violenze e plotoni d’esecuzione anche contro la popolazione.
Blosi, dipendente Enel in pensione, attraverserà anche in questa primavera luoghi carichi di significato. Come piazza XVIII dicembre a Torino, dove la violenza fascista lasciò il segno già nel dicembre del 1922, dalla quale partirà mercoledì mattina. O come il Comune torinese di Grugliasco. Lì, il 30 aprile del 1945, i nazisti in ritirata massacrarono 67 persone tra operai, manovali, apprendisti, studenti e commercianti. Più della metà delle vittime aveva meno di 20 anni, il più giovane soltanto 14. E ancora: Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo, nel cui campo di concentramento furono rinchiusi varie centinaia di ebrei poi inviati nei lager; o Boves, nella medesima provincia, dove nel settembre del ‘43 le SS intrapresero il primo massacro di civili sul suolo italiano. E poi, in Liguria, il passo del Turchino in territorio genovese con una sosta al sacrario eretto in ricordo dei 59 partigiani che lì furono assassinati il 19 maggio del ‘44. Un percorso scavando nel dolore e nella consapevolezza che si chiuderà al porto spezzino per affarmare invece un messaggio di vita e speranza.
“Una scelta meditata per fare memoria di ciò che quel porto rappresentò per molti ebrei sopravvissuti alla Shoah: l’inizio di un nuovo viaggio con destinazione le coste del futuro Stato di Israele”, racconta Giovanni. In tanti manifestarono in quei giorni amicizia e solidarietà verso chi si accingeva a partire con l’obiettivo di ricostruire dalle macerie. Una storia finalmente luminosa dopo tanto buio e che è valsa alla città il riconoscimento di “Porta di Sion”, evocato ancora oggi in numerose iniziative e manifestazioni.
Per Bloisi quello che da Torino arriverà fino a La Spezia, tratteggiato insieme ad Elisabetta Bozzi di Anpi Magenta che lo affianca sul piano storico, è soltanto il secondo atto di un viaggio ancora più ampio che lo porterà a pedalare in futuro nel Nord-Est (2023), nel Centro-Italia (2024) e infine nel Mezzogiorno del Paese (2025).
“Poi mi riposerò un po” scherza questo ciclista amatore originario di un paesino della provincia di Varese che ha fatto del pedalare per la Memoria la missione di una vita. Ormai, attorno a lui, si è creato un vero e proprio movimento. Tra cui un’associazione di Staffette Resistenti che, per festeggiare il 25 Aprile, ha affrontato alla sua ruota oltre cento chilometri (e duemila metri di dislivello) con meta finale il Sacrario del Monte S. Martino dove si conserva e tramanda l’eroismo di tutti i partigiani che furono attivi in quelle zone. Anche quest’anno Bloisi è stato in grado di smuovere una significativa partecipazione istituzionale, garantendosi il sostegno e le porte aperte di molti sindaci. Il suo primo pensiero, però, sono i giovani: “Pedalo soprattutto per loro. Per avvicinarli, anche attraverso la bici, a tematiche che sono di importanza capitale”. La libertà, ricorda infatti, “non è un bene che possiamo permetterci di dare per scontato, ma qualcosa di cui dobbiamo essere riconoscenti a chi ce l’ha data”. E soprattutto “impegnarci a difenderla”.