Oltremare – Rosso e verde
Durante un recente viaggio in Italia mi è capitato di vedere degli anemoni (ma potevano essere papaveri, visti così di sfuggita e da lontano) non ricordo se sui bordi di un’autostrada o di una ferrovia, in punti scoscesi e davvero poco invitanti per qualsiasi forma di vita. E mi è tornata in mente “Autogrill” di Francesco Guccini: “Bella d’una sua bellezza acerba – Bionda senza averne l’aria – Quasi triste, come i fiori e l’erba – Di scarpata ferroviaria”; peraltro son dovuta andare a cercare il testo su google per citarla correttamente, e questo dice molto sugli anni che passano. Ma mi è tornata in mente in realtà proprio per contestare quella tristezza, che non è affatto il primo pensiero che mi viene quando vedo erba e fiori abbarbicati a zolle di terra quasi verticali, che combattono una battaglia apparentemente persa in partenza contro i gas di scarico e le intemperie. A me son sempre parsi, soprattutto i fiori, fortissimi e quasi magici, nel loro ritornare ogni primavera, proprio in quei luoghi poco ameni.
Sarà per questo che quando ho scoperto che nella zona dove adesso vivo in Israele gli anemoni crescono e sbocciano ogni anno a fine inverno e ricoprono di rosso prati interi ancora poco verdi e infreddoliti, ho pensato che la cosa ha perfettamente senso. Sicuramente, mi dicevo, si tratta di zone quasi desertiche, e comunque ai margini del deserto, e certo solo i fiori più cocciuti sono in grado di prosperare. Sbagliavo, ovviamente: tutta la fascia che va da Ashkelon a Kiryat Gat è verdissima grazie alle coltivazioni, quelle sì cocciute e in parte impossibili senza irrigazione aggiuntiva prima e dopo il breve inverno israeliano. Ma siccome verde chiama verde, anche boschi e prati non coltivati nella stessa zona resistono bene e producono, fra l’altro, gli anemoni di cui sopra. I quali restano un po’ magici anche qui, ma meno di quanto si potrebbe immaginare. Insomma se i fiori di scarpata ferroviaria riescono a farmi allegria in Italia, figuriamoci quelli di qui, dove ci si commuove davanti ad ogni filo d’erba e anche strappare le erbacce in giardino pare brutto – che son verdi anche loro, poverine.
Daniela Fubini