“Ghetto di Venezia, identità e futuro”

Valorizzare le tracce di un passato-paradigma, ma anche costruire nuove premesse per la continuità. È il doppio binario sul quale scorre il progetto di restauro e rinnovamento che ha preso avvio nel quartiere ebraico di Venezia con al centro il potenziamento dei servizi del Museo e alcuni interventi dedicati alle cinque sinagoghe rinascimentali, il più importante complesso al mondo nel suo genere. Una sfida dal respiro internazionale e sulla quale si è accesa l’attenzione anche del New York Times, che in un articolo corredato da varie foto suggestive dà voce ad alcuni protagonisti di questo sforzo.
“Quello che stiamo cercando di fare è valorizzare questo patrimonio, ridare nuova luce all’area del ghetto: una volta non la si guardava nemmeno. Vogliamo che questo quartiere riviva”, afferma il presidente degli ebrei veneziani Dario Calimani. Lo farà anche nel segno della conoscenza. “Una volta completato il tutto – raccontava infatti di recente a Pagine Ebraiche – saremo in grado di mostrare come era costruita una casa del ghetto, ricreandone il contesto e l’ambiente. Un investimento culturale che dovrebbe anche stimolare un certo tipo di turismo. E aiutarci in quel compito imprescindibile per ogni Comunità ebraica che è la lotta al pregiudizio e all’antisemitismo”.
Lotta al pregiudizio, ma anche visione di futuro. David Landau, responsabile del progetto e animatore della campagna di fundraising, spiega al Nyt la motivazione che l’ha spinto verso questa sfida: “Venti persone della mia famiglia sono state uccise ad Auschwitz. A loro sento di dover assicurare una celebrazione della vita”.
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(5 maggio 2022)