Israele, un racconto attraverso l’arte
Sessanta opere e trenta artisti per far conoscere Israele “attraverso la sua arte, ricreando così non solo il suo paesaggio geografico, ma soprattutto quello sociale e umano, ritraendo il paese come un mosaico della complessità, della diversità e della ricchezza dei suoi paesaggi, della sua gente e delle sue tradizioni”.
È l’obiettivo della mostra Israel Landscape, che dopo un primo allestimento in occasione della fiera Arte in Nuvola a Roma dello scorso anno arriva ora a Genova al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce (10 maggio-30 giugno).
Promossa dall’Associazione Culturale Acribia insieme all’Ufficio Culturale dell’ambasciata di Israele in Italia, è curata da Ermanno Tedeschi e Vera Pilpoul con la collaborazione dell’addetta culturale della rappresentanza diplomatica israeliana Maya Katzir. Tra i principali artisti esposti Michal Mamit Worke, Fatma Shanan, Zoya Cherkassky-Nnadi, Anna Lukashevsky e Menashe Kadishman.
Evidenziano i curatori, presentando il loro progetto: “Inteso nel significato più ampio del termine, il paesaggio è geografico, sociale, umano. È lo spazio in cui l’uomo vive e con cui si relaziona. Per definizione è l’insieme di elementi geografici tipici di una parte della superficie terrestre”. In questo senso “diversità è forse la parola che meglio illustra le caratteristiche non solo di Israele, ma anche dei suoi abitanti”. Diversità che è inevitabilmente anche la cifra dell’espressione creativa locale, che non a caso prende vita “dalla commistione di diverse culture, dalle loro abitudini e dalla loro storia”.
Un elemento di forza e grande interesse, come anche questa iniziativa dimostra.
(Nell’immagine: Spiderman al Kotel – David Kassman)