Yonatan, Boaz e Orennuove vittime dell’odio
Yonatan Havakuk, Boaz Gol e Oren Ben Yiftah. Tre padri di famiglia strappati dall’odio del terrorismo palestinese ai loro cari. Sono loro le tre vittime dell’attacco compiuto da due palestinesi a Elad, città a maggioranza haredi vicino a Petah Tikva, nel centro d’Israele. Altre quattro persone sono rimaste ferite, due delle quali sono ricoverate in modo critico all’ospedale Beilison. Secondo testimoni oculari, i due terroristi hanno aggredito le proprie vittime con un’ascia e un coltello. Al momento le forze di sicurezza hanno lanciato una caccia all’uomo per catturare i due attentatori palestinesi, entrambi ventenni e provenienti dall’area di Jenin.
I quotidiani ricordano oggi come l’attacco sia arrivato proprio nel momento in cui si chiudeva in Israele la Festa per il 74esimo anniversario dell’Indipendenza. Repubblica e Corriere spiegano come quello di Elad sia solo l’ultimo di diversi attacchi terroristici e si inserisca all’interno di un clima di tensione che coinvolge Gerusalemme. Qui nelle scorse settimane ci sono stati scontri sulla Spianata delle Moschee tra palestinesi e forze dell’ordine israeliane. Scontri fomentati da Hamas che aveva anche invocato nuovi attacchi terroristici: “La battaglia per la moschea Al Aqsa comincia dopo la fine di Ramadan. Preparate le pistole, i coltelli, le asce”, l’istigazione omicida del capo di Hamas Yahia Sinwar. “Per i bersagli Sinwar non aveva avuto bisogno di entrare nei dettagli: uccidere per strada, chiunque. E così stato ieri sera a Elad”, sottolinea il Corriere. E Repubblica ricorda come nel maggio 2021 una simile spirale di violenza, con al centro Gerusalemme, “era sfociata in undici giorni di durissimo conflitto fra Israele e Gaza. La speranza quest’anno è di riuscire a fermare l’escalation prima che un simile scenario si ripeta”.
Le scuse di Putin a Israele. L’ufficio del premier israeliano Naftali Bennett ha reso noto ieri sera di aver ricevuto le scuse del presidente russo Vladimir Putin per le deliranti parole del ministro degli Esteri Sergej Lavrov a proposito della falsa teoria sulle origini ebraiche di Adolf Hitler. Una teoria usata da Lavrov per giustificare la presunta denazificazione di un’Ucraina guidata da un presidente ebreo. Nella nota dell’ufficio di Bennett si legge che“Il primo ministro ha accettato le scuse del presidente Putin per le osservazioni di Lavrov e lo ha ringraziato per aver chiarito il suo atteggiamento nei confronti del popolo ebraico e della memoria della Shoah”. Scuse che oggi sono al centro di diverse analisi dei quotidiani italiani. Le dichiarazioni di Lavrov, ricorda Repubblica, avevano portato a unanime condanne in Israele, anche da parte di figure che “fino a quel momento avevano evitato di puntare esplicitamente il dito contro Mosca, Bennett in primis. Israele – spiega il quotidiano – si è sforzata di mantenere rapporti accettabili con la Russia, che ha molte truppe schierate in Siria e ne controlla i cieli”. Non solo questioni di stringente sicurezza legano i due paesi, anche la presenza di decine di migliaia di ebrei in Russia e il fatto che in Israele viva una consistente minoranza russofona. Le false affermazioni di Lavrov, scrivono i quotidiani, hanno portato Israele ha riconsiderare il proprio ruolo rispetto all’invasione russa dell’Ucraina, con la decisione di inviare equipaggiamenti di natura difensiva alle forze di Kiev. E, scrivono Stampa e Repubblica, ora starebbe valutando anche di inviare il sistema anti-missilistico Iron Dome. Secondo Libero – che riporta anche la richiesta del rabbino capo di Russia Berel Lazar al Cremlino di ritrattare le parole di Lavrov (ne parla anche il Foglio) – le scuse di Putin sarebbero legate a un suo legame personale con il mondo ebraico (si portano a esempio l’insegnante di tedesco e quello di lotta). E sarebbero poi dovute a quello che il quotidiano definisce “decenni di posizionamento come politico che bastona l’antisemitismo”. In patria però, spiega La Stampa, il Cremlino non ha fatto cenno a scuse nella sua nota. “Secondo Mosca, Putin si sarebbe limitato a invocare la tutela della ‘memoria storica’”. Il quotidiano torinese racconta poi come all’uscita di Lavrov siano coincise diverse notizie che coinvolgono minacciosamente Israele: l’accusa da parte della portavoce degli Esteri a Gerusalemme di aver inviato a Mariupol “400 mercenari che combattono a fianco dei neonazisti”. L’informazione, circolata sulle reti russe, di un imminente invio di armi all’Iran. La conferma di un incontro tra i terroristi di Hamas e rappresentanti del Cremlino.
Disinformazione. Sul Fatto Quotidiano l’attore Moni Ovadia propugna nuovamente come vere – lo aveva fatto anche nel recente iniziativa online di Michele Santoro – le tesi complottiste della giornalista americana Lara Logan sui presunti legami tra Cia, Zelensky, nazisti. Per Ovadia Logan sarebbe una fonte affidabile: una che ha accusato Fauci di essere il nuovo Mengele, che è stata cacciata da Cbs e da Foxnews, che sostiene che i vaccini contro il covid provocano il cancro, che diffonde tesi antisemite su Rothschild e Soros. Per Ovadia è affidabile questo personaggio grottesco così come il suo miscuglio di propaganda filorussa sull’Ucraina nazista. Non solo, l’attore sceglie di andare ancora oltre e fare un vergognoso attacco al mondo ebraico. Lo fa scrivendo che “istituzioni ebraiche o sioniste sempre pronte a strillare all’antisemitismo a chi osi chiedere giustizia per il popolo palestinese” ora si permettono di non assecondare le falsità complottiste sue e della Logan.
Il giorno degli Alpini. Sulle pagine del Corriere del Veneto si dà notizia di una lettera siglata da 39 alpini in cui si chiede al Presidente Mattarella di non firmare la legge che istituisce la Giornata nazionale dell’Alpino per il 26 gennaio. La data infatti ricorda la battaglia di Nikolajewka, combattuta sul fronte russo il 26 gennaio 1943, quando gli alpini furono “inviati da Mussolini accanto alle truppe naziste per combattere una guerra di aggressione contro uno stato sovrano”. Per questo i firmatari chiedono di respingere la legge e cambiare data. Stupisce invece l’articolo di Repubblica in cui, da Rimini dove si festeggia la 93esima adunata degli alpini, si dà molta attenzione a posizioni che parlano del 26 gennaio come di una giornata eroica. “Quella non è stata una battaglia per conquistare, ma per tornare a casa, a baita come diciamo noi. Forse è stato l’inizio della Resistenza, della Liberazione, altro che fascisti”. A dirlo, fatto ancor più grave, il presidente dell’Associazione nazionale alpini, Sebastiano Favero.
Daniel Reichel