DafDaf maggio 2022
Le palacinche di Golda Meir
Tornano i dolci sulla copertina del numero di maggio del giornale ebraico dei bambini, arrivato alla sua uscita numero centotrentadue, centotrentatré contando il numero zero, uscito a settembre 2010.
Non solo una ricetta semplice e veloce per preparare insieme una merenda nutriente, però: come scrive Claudia De Benedetti nella sua rubrica – intitolata In cucina – le palacinke sono un dolce tipico ungherese molto diffuso nell’Europa dell’Est, che in Italia si trova a Trieste, città di confine, grazie alla vicinanza con la Croazia e la Slovenia. E aggiunge: “Io sono sicura piacessero a Golda Meir, una nonna molto speciale cui penso sempre con grande ammirazione. Golda Meir è stata la prima donna a guidare lo Stato d’Israele, un mix tra una matriarca biblica e una leader modernissima. Faceva le riunioni alla fine del Sabato nel suo kibbutz, in cucina, tra pentole e fornelli e metteva tutti i suoi colleghi e collaboratori a tavola con grande rapidità“.
E a un’altra donna molto speciale sono dedicate le pagine della rubrica “giornali”, in cui Guido Vitale racconta come è nato il Corriere dei Piccoli: “Il suo nome era Paola. Il suo cognome erano due: Lombroso Carrara. Era nata a Pavia nel 1871 e ha vissuto a Torino fino al 1954. La sua era una famiglia ebraica e sia suo papà che suo marito furono dei grandi e coraggiosi scienziati e non ebbero mai paura delle dittature e del fascismo. Il Corriere dei Piccoli l’aveva inventato lei, studiandosi come erano fatti i migliori giornali per bambini in tutta Europa. Lei scelse il nome del giornale. Lei progettò come dovevano essere fatte le due pagine. Lei propose la sua idea preziosa a Luigi e Alberto Albertini, che erano i padroni di un grande quotidiano, il Corriere della Sera”.
Torniamo poi in Israele con alcune pagine dedicate al movimento del kibbutz: Daniel Reichel racconta come “In ebraico la parola significa ‘insediamento comunitario’ e i primi kibbutzim (plurale di kibbutz) erano delle comunità agricole, dove si lavorava tutti insieme la terra. Ciascun lavoratore non riceveva uno stipendio, come succede oggi a fine mese, ma tutto era messo in comune.
In linea con questo ideale di totale uguaglianza economica, i membri del kibbutz mangiavano insieme in una grande sala da pranzo, indossavano gli stessi abiti (e li facevano lavare nella lavanderia comune), vivevano in case uguali e senza tanti comfort. E condividevano la responsabilità dell’educazione dei bambini, della realizzazione di programmi culturali e di altri servizi sociali”. Questo mese presentiamo la storia di un kibbutz particolare, Sde Boker, fondato nel 1952.
A chiudere arriva il racconto di una notizia che sicuramente ha fatto soffrire parecchi giovani lettori di DafDaf: “Il grande incubo si è materializzato: per la seconda volta consecutiva l’Italia non si è qualificata ai Mondiali di calcio” scrive Adam Smulevich, che aggiunge qualche riga più sotto che La passione degli israeliani per il calcio è notoria. “Abbiamo trovato qualcosa che unisce i nostri due Paesi anche in questo sport” ha provato infatti a scherzare qualcuno da Gerusalemme, dove anche gli Italkim – gli italiani residenti in Israele, oltre 10mila – hanno vissuto l’avvenimento con sconcerto e delusione.
Siamo tornati sul ricordo di quando una squadra leggendaria, di cui facevano parte grandi atleti e grandi personalità anche fuori dal campo, ha compiuto una delle più importanti imprese del calcio azzurro: sono passati quarant’anni dalla vittoria dei Mondiali di Spagna del 1982. Per consolarci non resta che ripercorrerne la storia. Buona lettura!
Ada Treves social @ada3ves
(8 maggio 2022)