Il dossier di Pagine Ebraiche
Le Comunità e la sfida del futuro
Era il 2008 quando la divisione di ricerca europea dell’American Jewish Joint Distribution Committee (JDC), l’International Center for Community Development (IC- CD), realizzava la sua prima indagine sui dirigenti e professionisti delle comunità ebraiche d’Europa. L’idea era di tastare il polso, di tracciare un primo bilancio, a vent’anni da un evento storico come la caduta del comunismo. Da allora ad oggi l’Europa ebraica “sembra aver raggiunto una fase con più comunanze per aree geografiche che differenze”. A sua volta però si sarebbero imposte all’attenzione “nuove e vecchie sfide”, anche piuttosto complesse, con le quali appare ineludibile un confronto.
Lo attesta la quinta indagine da poco conclusa, realizzata nel 2021 con il contributo di vari professionisti ed esperti. Per quanto riguarda l’Italia, che su molti temi sembra distinguersi per una sua specificità molto forte, sotto il coordinamento della sociologa della Fondazione CDEC di Milano Betti Guetta. Il dossier “Ebrei d’Europa” sul numero di Pagine Ebraiche di maggio in distribuzione pone l’accento sui temi di maggior interesse emersi, mettendo al centro gli elementi critici ma anche le possibilità e potenzialità che le tante interviste fatte dallo staff di JDC lasciano comunque intravedere. Col valore aggiunto, nel fare ciò, di porsi in una prospettiva comparata. Tra diversi Paesi. Ma anche nel tempo, vista la caratteristica diacronica di questo studio che è diventato ormai un appuntamento fisso molto apprezzato dagli addetti ai lavori.
Oltre a tanti punti fermi, alcune novità: una valutazione sull’impatto della pandemia, ad esempio, che così pesantemente ha lasciato un segno anche sul mondo ebraico. E in particolare sulla sua capacità di aggregare e sulla sfida, sempre più esistenziale, di pensare e costruire futuro. Perdita di vite umane, lockdown, distanziamento sociale, tumulti economici. I risultati dell’indagine “riflettono queste tendenze” in pieno. A suscitare allarme sono soprattutto due fattori, e cioè “perdite finanziarie e aumento della povertà”. Problemi un tempo più ai margini e oggi invece più nitidamente percepiti.
Fa notare JDC che la pandemia, tra le tante conseguenze, sembrerebbe aver innescato un diffuso timore tra i dirigenti “circa la capacità delle comunità di generare impegno e partecipazione”. Non è pertanto un caso se lo sviluppo di strategie di sensibilizzazione verso i non membri e il reclutamento di nuovi volontari siano stati “i due item d’azione che hanno ricevuto il punteggio più alto” quando ai dirigenti è stato chiesto di classificare i compiti di cui occuparsi per plasmare al meglio un’era post-Covid che, tra tante incognite, si inizia comunque a intravedere. Uno snodo decisivo anche per i destini dell’Europa ebraica.
JDC lo evidenzia in molti modi, esprimendo un generale apprezzamento ma rivolgendo anche un invito che merita di essere ascoltato da chi ha a cuore la prospettiva di una continuità. Il riconoscimento è a tutte quelle persone che, con abnegazione profonda, si impegnano ogni giorno all’interno dei loro enti e delle loro istituzioni “per guidare verso il futuro la vita ebraica”. Al tempo stesso l’invito è a non perdere la voglia di imparare e “di abbracciare cambiamento e creatività”.