Oltremare – Canzonette

Ci sono cose che dividono e forse divideranno per sempre Israele e l’Italia, e una di queste è la passione sfegatata qui da noi contro la quasi totale assenza di interesse in Italia per l’Eurovision – Song Contest, in breve “Eurovisione”. Forse perché prendere parte alla gara rappresenta per Israele un momento di annuale partecipazione a qualcosa di altamente europeo, e quindi solido, serio, quasi nobile, o forse perché siamo il paese in cui nel giorno dell’Indipendenza il Presidente, dopo i discorsi ufficiali e il passaggio di tutta la flotta aerea nei brevissimi cieli nazionali, invece di fare che so, un pranzo di otto portate o una visita ufficiale in uno dei pur moltissimi luoghi di battaglie decisive sui pendii intorno a Gerusalemme, ospita una sessione di “shira be-zibur”, sommariamente traducibile come “karaoke per il quale nessuno necessita di testi”. Perché non c’è niente da fare, l’israeliano è canterino, che sia intonato o meno. E cantare in coro con il Presidente quelle canzoni, alcune di altissimo profilo, con testi scritti da poeti e poetesse nazionali o da padri della patria perfino, altre francamente canzonette, è quanto di più israeliano si possa fare, barbecue a parte, nel giorno di Yom Hatzmaut.
Quindi non ci si potrà stupire se milioni di israeliani questa settimana si incolleranno al televisore per tutta la durata dell’Eurovisione, e se come involontaria ma diretta conseguenza della gara scopriranno che esiste una città italiana di nome Torino, e sapranno perfino forse, entro la fine delle canzonette, localizzarla – almeno con l’ausilio di Google Maps – lassù nel nord-ovest mai esplorato della penisola. E se poi, alcune migliaia di israeliani, la inseriranno nel prossimo viaggio al lago di Garda, perché dai, saranno pochi chilometri, una volta che siamo in Italia cosa vuoi che ci si metta ad andare a Torino, città dell’Eurovisione! Con lo stesso piglio con il quale vorrebbero andare da Venezia a Napoli in un’ora (via terra).
Non resta che tifare per il Michael Ben-David, che dall’Italia si può anche votare ripetutamente, anche se purtroppo non porta una canzone forte ma chissà, magari salirà sul palco ammantato di una bandiera israeliana come nel video girato nel tempio grande di Torino, e tutta la diaspora votante lo amerà a tal punto da far sbancare i punteggi di ogni nazione.
Le vie dell’amore per Israele sono infinite, si sa.

Daniela Fubini