“Clima e sostenibilità ambientale,
il Medio Oriente unisca le forze”

Una possibile via d’uscita per affrontare i numerosi problemi che affliggono il Medio Oriente in materia di ambiente: una collaborazione sempre più stretta tra Paesi, incardinata anche sulla valorizzazione di uno specifico contributo femminile di consapevolezza sulle sfide più urgenti da affrontare (partendo dalla tutela dell’acqua, il più prezioso dei beni in comune). È quanto propone l’organizzazione Eco Peace Middle East con il lavoro quotidiano dei suoi attivisti israeliani, palestinesi e giordani. Una realtà unica nel suo genere, fondata nel 1994 a Taba, in Egitto, in una stagione segnata dall’avvento di nuove prospettive di cooperazione.
L’incontro “Pensare green insieme: una prospettiva femminile sul cambiamento climatico e la sostenibilità”, in programma martedì pomeriggio presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, promosso in collaborazione con l’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede, sarà l’occasione per saperne qualcosa di più. Tra le relatrici, tutte donne, ci sarà la vicedirettrice della ong Dalit Wolf Golan. Al suo fianco Alessandra Smerilli, segretaria del Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; la giornalista e scrittrice Fausta Speranza; la teologa Linda Pocher. Modererà l’incontro la giornalista Nina Fabrizio.
Una sfida esistenziale, fa capire Wolf Golan a Pagine Ebraiche. “L’area del Medio Oriente e del Nord Africa – spiega infatti – è la più scarsamente dotata di acqua del mondo”. Parliamo, dicono gli esperti, di un hotspot climatico. Il che “significa che la regione vivrà la crisi climatica in modo più grave” rispetto ad altre aree del pianeta. Il quadro che l’attivista delinea è inquietante: “Per la metà del secolo in autunno non pioverà più. Mentre per la fine del secolo il tasso di piovosità diminuirà del 40%, in particolare in Giordania. La temperatura aumenterà in media tra i quattro e i sette gradi. Ondate di caldo renderanno pericoloso lavorare all’aperto in mesi estivi molto più lunghi di adesso”. Temi sui quali starebbe crescendo la consapevolezza generale ma “con ancora insufficiente capacità di agire”. Soprattutto in quella visione di network fortemente auspicata dalla ong: “I governi – il suo pensiero – stanno pianificando misure di adattamento nazionali, perdendo di vista la necessità di adottare misure di tipo regionale”.
Nel 2020 Eco Peace Middle East ha diffuso un report, intitolato “A Green Blue Deal for the Middle East”. Una nuova road map dalla quale partire “per rafforzare un approccio regionale all’insegna di quattro proposte concrete che aiutino a sviluppare resilienza”. Una in particolare, trasversalmente sostenuta anche a livello politico, “prevede di creare uno scambio di energia idrica tra Israele e Giordania”. Una collaborazione che Wolf Golan si augura di intensificare ancora di più, “nonostante alcune organizzazioni promuovano disinformazione nei nostri confronti, basata sul concetto che lavorare con l’Altro significherebbe lavorare per il nemico; da tali realtà i nostri uffici e il nostro personale sono additati come dei traditori”. Concetti, incalza, “che non potrebbero essere più lontani della realtà: la cooperazione per combattere la crisi climatica è una questione comune di sopravvivenza”. Un laboratorio che guarda anche alla pace in un senso più ampio. “La fiducia costruita attorno alle questioni climatiche e ambientali può aiutare a rafforzare lo stesso sentimento quando si tratta di confrontarsi con le questioni politiche, anche quelle più difficili”, sostiene Wolf Golan. Il suo auspicio è che azioni sinergiche possano svilupparsi anche “nel campo della salute, del lavoro, dell’educazione”.

L’incontro, che prenderà il via alle 17, sarà visibile anche in streaming