Élisabeth Borne,
nuova premier francese

Donna, con una sensibilità verde e cresciuta nella gauche: Elisabeth Borne, ministra del Lavoro, è la scelta del presidente Emmanuel Macron per guidare l’esecutivo nel secondo quinquennio. Così il Foglio presenta la nuova Prima ministra francese, nominata da Macron ieri nell’impegnativo compito. “61 anni, parigina doc, rispetta tutte le condizioni che Macron si era imposto . – scrive La Stampa – Discreta, lavoratrice accanita, “tecnica” più che politica, il prototipo dell’alto funzionario pubblico francese”. Repubblica la definisce “la tecnocrate di ghiaccio” e si sofferma sulle sue origini. “Suo padre, Joseph Borne, ebreo di origine russa, aveva fatto parte della Resistenza durante la Seconda guerra mondiale prima di essere deportato nel 1942. – racconta il quotidiano – Tornato dai campi di concentramento è morto quando la nuova premier aveva solo undici anni”.

Funerali e indagini. Una inchiesta internazionale indipendente per comprendere le dinamiche in cui è rimasta uccisa la giornalista Shireen Abu Akleh. A chiederlo, il fratello Anton Abu Akleh che, in un colloquio con Repubblica, afferma di essere però convinto che la responsabilità sia israeliana. E aggiunge: “spero che da questo dramma possa emergere qualcosa di buono, per i palestinesi e magari anche per gli israeliani”. Israele aveva chiesto alla parte palestinese un’indagine congiunta: proposta che però Ramallah ha rifiutato. Intanto continuano le polemiche sull’intervento della polizia israeliana durante il corteo funebre per la reporter di Al Jazeera. A condannare il comportamento delle forze dell’ordine, riportano Foglio e Corriere della Sera, è stato anche il Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, che ha parlato di “uso della forza sproporzionato” e di “grave violazione” delle norme internazionali. Il Foglio parla di “crisi Israele-Vaticano” a riguardo.

Da Napoli a Israele, nel segno dell’agricoltura. Si apre in queste ore il primo Techagriculture, conferenza organizzata dall’ambasciata d’Israele, Comune di Napoli e Università Federico II con al centro le sfide dell’agricoltura intrecciate con l’innovazione. “Le nostre aziende in dialogo con le vostre per sconfiggere la crisi mondiale del cibo”, le parole dell’ambasciatore d’Israele Dror Eydar, riportate da Repubblica Napoli che racconta come l’incontro sia diretto a costruire una nuova sinergia tra i due paesi, con al centro la realtà partenopea. Ad aprire l’incontro, sottolinea il Sole 24 Ore, gli interventi dei ministri Luigi Di Maio (Esteri), Mara Carfagna, (ministro per il Sud e la coesione territoriale), Stefano Patuanelli, (politiche agricole alimentari e forestali). A rendere gli onori di casa anche il sindaco Gaetano Manfredi che ieri, come scrive Repubblica in un altro approfondimento, ha incontrato l’ambasciatore in sinagoga. Occasione in cui Manfredi ha consegnato un’onorificenza “a riconoscimento dell’importante opera di divulgazione e conservazione della memoria instancabilmente condotta nelle scuole e altrove”.

Minacce a Milano. Una busta con due proiettili è stata recapitata nella cassetta postale dell’abitazione di Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano. Lo riporta oggi il quotidiano il Giorno. “Stando a quanto confermato al Giorno da più fonti, la missiva anonima, che non conteneva frasi minacciose o altri riferimenti scritti al destinatario, è arrivata a destinazione una settimana fa, il 10 maggio; ieri mattina Meghnagi si è presentato in Questura per sporgere denuncia sull’accaduto”. Al momento, sottolinea il quotidiano, non è chiaro “a cosa sia legata la pesante intimidazione, anche perché, come detto, oltre ai proiettili non ci sarebbe altro all’interno della lettera minatoria”.

Cinque Stelle e la Nato. Un post sul sito di Beppe Grillo a firma dell’ex ambasciatore italiano in Arabia Saudita Cardilli ha mandato in fiamme le chat cinquestelle, riporta Repubblica. Secondo l’ex diplomatico l’Italia sarebbe “in una condizione di vassallaggio” rispetto a Usa e Nato. La guerra in Ucraina? Anche “Belgrado è stata bombardata dall’alleanza occidentale”. La Crimea? “Può essere paragonata all’occupazione di Gerusalemme, annessa da Israele”. Affermazioni inquietanti in cui, sottolinea Repubblica, Cardilli “rilancia vecchie teorie anti-americane e anti-Nato”. E lo fa sul sito del fondatore dei Cinque Stelle, neo-comunicatore a contratto del movimento. Chi esulta per questa uscita è il senatore filorusso Vito Petrocelli, che Conte aveva detto sarebbe stato espulso dal movimento.

Strage di Buffalo e complottismi. Il diciottenne che ha fatto strage di neri a Buffalo non è un lupo solitario, fa parte di un branco suprematista, scrive il Foglio, spiegando come l’attentatore faccia parte di una più ampia e minacciosa realtà legata all’estremismo di destra americano. “La rete ha fatto da collante, ha creato branchi nuovi che si riconoscono in tutti i continenti, che si lanciano segnali e utilizzano le stesse parole d’odio che si parli di migranti, di ebrei, di afroamericani, che ripetono che l’uomo bianco è in pericolo e deve reagire e si ripetono l’un l’altro la parola chiave: la sostituzione. Ci stanno sostituendo, ci stanno togliendo potere, spazi, ambizioni, e non ci resta che fermarli. L’abbiamo sentita molte volte e se si uniscono i puntini della radicalizzazione di quello che definiamo terrorismo interno”, scrive il Foglio. Il Messaggero descrive questa teoria complottista della sostituzione “come l’idea che arma i folli” e poi aggiunge: “il premier ungherese Viktor Orban nel discorso al Parlamento è tornato a scagliarsi contro il presunto piano per rimpiazzare la popolazione bianca con gli immigrati. Una teoria pericolosa che ha ispirato numerosi attentatori, per ultimo quello di Buffalo”. Il quotidiano ricorda le analisi della filosofa Agnes Heller, profondamente critica di Orban, in merito al destino dell’Ungheria: ha sostenuto come la politica ungherese “sui migranti abbia risvegliato o ricreato nel Paese, senza una salda tradizione democratica, un nazionalismo etnico, retaggio della storia, con derive semiautoritarie”.

Ecologia e collaborazione. Avvenire intervista l’israeliana Dalit Wolf Golan, vicedirettrice di EcoPeace Middle East, l’organizzazione che promuove la cooperazione nella lotta al cambiamento climatico tra israeliani, palestinesi e giordani. “Lavoriamo quotidianamente attraverso i confini, politici e fisici. Abbiamo tre uffici: Ramallah, Tel Aviv, Amman. Le strutture sono perfettamente simmetriche. Il coordinamento è continuo. Siamo in stretto contatto con i decision makers ai più alti livelli nei rispettivi Paesi, ma restiamo sul territorio, in mezzo alla gente. Le comunità si sentono rappresentate, e questo ci aiuta”, racconta Wolf Golan, che sarà tra le protagoniste oggi a Roma della conferenza “Pensare green insieme – Una prospettiva femminile sul cambiamento climatico e la sostenibilità” alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, con la collaborazione dell’Ambasciata israeliana presso la Santa Sede.

Libano e il colpo elettorale a Hezbollah. In attesa dei risultati definitivi delle elezioni libanesi, dalle 15 circoscrizioni emerge un dato significativo: Hezbollah e i suoi alleati, che venivano da una posizione di forza, hanno perso la loro supremazia. Il movimento sciita, spiega Repubblica, “ha conservato quasi tutti i suoi seggi, ma i suoi alleati principali, i cristiani guidati dal presidente Michel Aoun, hanno perso, e perso molto”. Secondo Walid Jumblatt, che Repubblica definisce “il capo indiscusso della comunità drusa nonostante nel 2018”, interpreta il voto come una richiesta di cambiamento da parte del popolo libanese: “ha detto basta alle perpetue interferenze di Hezbollah nella vita di questo Paese, alla sua volontà di controllo su tutto”.

Daniel Reichel