“Nella Nato per la pace”

La Finlandia ha deciso di entrare nella Nato “per difendere la pace”. “Non è contro qualcuno o qualcosa. È per la nostra protezione. Non è un errore. È la reazione naturale della Finlandia davanti alla guerra di Putin contro un Paese del nostro vicinato. Mi sembra una decisione molto pragmatica”. A spiegarlo da Roma, dove ha incontrato il presidente del Consiglio Draghi, la Premier finlandese Sanna Marin. Intervistata sia da La Stampa che dal Corriere, Marin ribadisce che la scelta di entrare nella Nato in patria è ampiamente condivisa ed è la “naturale” risposta all’aggressione russa dell’Ucraina. Un paese, quest’ultimo, da sostenere e “far sì che vinca la guerra. Dobbiamo armarli, finanziarli e aiutarli dal punto di vista umanitario. Dobbiamo essere sicuri che possano farcela. È la sola possibilità per fermare Putin”. Per Marin poi l’ostacolo Turchia, che si è messa di traverso rispetto all’ingresso di Helsinki e Stoccolma nella Nato, è superabile. “Dobbiamo discutere con calma, vedere se ci sono dei malintesi e, nel caso, correggerli. La risposta è il dialogo”.

Torino, pagine e incontri europei. Nel giorno in cui si inaugura la nuova edizione del Salone del Libro di Torino, il centro della città è blindato per la riunione del Consiglio d’Europa. I ministri degli Esteri dei 46 Stati membri discuteranno le ulteriori “misure da prendere in seguito all’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia”, spiegano i quotidiani. Tra i paesi che partecipano in qualità di osservatori, anche Israele e Stati Uniti. Del conflitto si parlerà inevitabilmente anche al Salone, che il direttore Nicola Lagioia a Repubblica definisce un “laboratorio popolare”. Sarà come sempre uno spazio di confronto di idee, con la lectio in apertura del premio Nobel Amitav Ghosh. Lo scrittore indiano, intervistato da La Stampa, parla dell’emergenza climatica (“fidiamoci di Greta”), dell’orrore della guerra, ma anche delle tensioni interne al suo paese e non solo. “Nel mio c’è disparità, disuguaglianze e molta tensione esasperata dai fondamentalismi, anche religiosi e tutto questo non fa certamente ben sperare per il futuro. Ma anche in Italia o per esempio negli Stati Uniti osservo la presenza di tensioni razziali, e quindi la necessità di superarle”.

Influencer e Memoria. Un primo risultato l’invito della senatrice a vita Liliana Segre all’influencer Chiara Ferragni a visitare il Memoriale della Shoah lo ha raggiunto: tutti i quotidiani oggi ne parlano. Dopo averlo anticipato a Repubblica, oggi Segre al Corriere della Sera spiega il perché dell’invito: “trascorrendo molto tempo con i miei nipoti ho capito che il mondo è cambiato. E siccome oltre che intelligente e con 27 milioni di follower, Chiara Ferragni si è già impegnata con il marito Fedez in iniziative civili e sociali, ho pensato fosse la persona giusta da coinvolgere”. Sui social, c’è chi si è “detto rammaricato che sia necessario ricorrere agli influencer per avvicinare i giovani, che la scuola non basti a coinvolgerli”. Per Segre, sono due cose diverse e “dobbiamo accettare i tempi in cui viviamo. Oggi si legge meno e tutti hanno in mano un telefonino. Sto semplicemente facendo il possibile per far conoscere il Memoriale. Un’altra cosa a cui terrei molto è che fosse meglio segnalato, più visibile dalla strada o affiggendo indicazioni al livello dei binari superiori della Stazione”. Poi la senatrice ringrazia il cantante Fedez per l’invito al suo podcast, ma replica che preferirebbe accompagnarlo al Memoriale. Su Repubblica Gianni Riotta e su La Stampa Assia Neumann Dayan commentano positivamente il coinvolgimento degli influencer nella sfida per la Memoria.

Processo ai crimini russi. Si è dichiarato colpevole il soldato russo, Vadim Shishimarin, 21 anni, accusato di crimini di guerra nel primo processo che si è aperto in un tribunale di Kiev dall’inizio dell’invasione di Mosca. È “accusato di aver invaso illegalmente il territorio dell’Ucraina come comandante della Kantemirov Panzer Division come membro delle forze armate della Federazione Russa. – ricostruisce La Stampa – Dopo aver ucciso un civile, ha cercato di scappare su un’auto rubata, poiché durante i primi tre giorni di guerra la sua unità è stata quasi completamente distrutta dalle forze armate ucraine”. La procuratrice di Kiev anticipa che ci sono 10.700 dossier aperti, con almeno 600 sospettati. Per il Cremlino i crimini commessi dai suoi soldati sarebbero da derubricare a “incidenti o messe in scena”. E nel frattempo Mosca porta avanti la sua ritorsione nei confronti di Italia, Francia e Spagna, espellendo i suoi diplomatici dalla Russia. Ventiquattro i rappresentanti italiani messi alla porta dal Cremlino, che giustifica la sua decisione sostenendo che sono le “azioni apertamente ostili e immotivate” dell’Italia a motivarla.

Gli estremi si confondono. “A furia di radicalizzarsi, gli estremi hanno finito per incontrarsi, rendendo irriconoscibili i vecchi steccati ideologici e culturali. La Bibbia ha una parola per definire questo stato di perdita dell’orientamento: mabul. Termine tradotto con «diluvio», ma che, etimologicamente, rinvia ad uno stato di confusione e perdita dell’orientamento”. Così Davide Assael su Domani, che cita le insensate affermazioni sull’Ucraina di figure come Moni Ovadia (che ha citato una complottista antisemita per suffragare le sue tesi), ma anche l’immagine della “leader di destra francese Marine Le Pen ad Atene a festeggiare la vittoria della sinistra radicale di Alexis Tsipras”.

Daniel Reichel