La scuola cattiva maestra

Alleniamo gli allievi a scrivere a mano cose che nella vita reale scriveranno sempre al computer, tablet, telefono, ecc.: forse è giusto che non perdano una capacità che oggi in certe situazioni è ancora utile.
Alleniamo gli allievi a fare traduzioni brutte e fedeli che nessuno potrebbe mai pensare di pubblicare: forse è necessario perché possano dimostrare di conoscere le regole grammaticali.
Alleniamo gli allievi a prendere per buoni i fatti antichi così come sono raccontati dai libri di storia (anche quando si tratta di ricostruzioni discutibili e arbitrarie) e a considerare meno oggettivi quelli più recenti per cui abbondano documenti e testimonianze: non è giusto ma forse è inevitabile dato che i fatti ci mettono un po’ di anni ad entrare nei libri di storia.
Alleniamo gli allievi a interpretare i testi letterari così come sono stati spiegati o illustrati nei libri e non azzardarsi troppo a proporre idee alternative, mentre, viceversa, nei cosiddetti temi di attualità si lascia loro la libertà di esprimere opinioni su argomenti di cui sanno poco o nulla (il conflitto israelo-palestinese, per esempio); ma tanto se anche gli insegnanti sanno poco o nulla sono tutti contenti.
Alleniamo gli allievi a scrivere senza verificare, senza poter aprire libri o consultare internet. Certo, è così che dovranno fare all’esame di maturità (ma ha senso insegnare per cinque anni una cattiva abitudine in vista di un’unica occasione?) ed è vero che esiste il problema di evitare i copia-incolla, ma certo poi è difficile sorprendersi troppo se le fake news si diffondono così facilmente anche tra le persone istruite.
Davvero la scuola fa tutto quello che può per insegnare a fare attenzione?

Anna Segre