L’anima dell’Europa

Alla fine degli anni Venti del secolo scorso due grandi intellettuali e critici ebrei polacchi, Mojżesz Kanfer e Wilhelm Berkelhammer, scrivevano: “Gli ebrei sono l’Ucraina dei popoli, perché vivono alla frontiera dei popoli”, e: “Se tutti gli altri popoli hanno delle periferie laggiù dove si incontrano con altri popoli e con altre culture nazionali, più o meno chiaramente definite geograficamente, […] noi ebrei, dispersi in tutto il mondo, di queste periferie ne possediamo così tante da non possedere in realtà nient’altro che periferie, ossia viviamo ovunque al margine, […] ovunque ci incontriamo con culture straniere”. Oggi queste parole assumono anche un significato diverso da quello inteso dai loro autori, socialisti-sionisti. La “periferia”, il “margine”, la “frontiera”, ovvero, in tempi di pace, i punti porosi e permeabili dello scambio culturale e umano si sono trasformati nel “centro” della ricerca umanistica, e l’Ucraina, nella sua costante pluralità e interscambio – non sempre pacifico, ma sempre fertile – di religioni, culture e tradizioni, uno dei simboli, oggi il più pregnante e drammatico, dell’anima dell’Europa.

Laura Mincer, polonista, Università di Genova

(22 maggio 2022)