La Memoria e l’influencer
Chiara Ferragni sta diventando un argomento scottante. Via alle danze e si affrontino le fazioni. Verrà prima o poi il momento di tirare le somme e vedremo il risultato. E speriamo davvero che si possa andarne lieti e fieri.
Ma è forse lecito, nel frattempo, porsi qualche domanda ed esprimere qualche dubbio. Se quello della Ferragni sarà una visita lampo, unica e occasionale, non ci si vede nulla di male. Se, altresì, la nota influencer la si intende coinvolgere in un’azione strutturata e continuata di diffusione della memoria della Shoah, allora non è un superfluo chiedersi se non si rischi di sentir parlare di campi di sterminio fra uno spot pubblicitario e il successivo. È vero che più giovani si raggiungono con il messaggio della disumanità e più si educa al rispetto e allo spirito di umanità, ma è anche vero che finora ci siamo battuti su ogni fronte contro la banalizzazione della Shoah e della sua memoria. A questo punto, allora, è dovere di tutti riflettere su che cosa si intenda per banalizzazione. Tornare indietro, poi, non sarà facile. Come non sarà facile cancellare gli spot dalla memoria degli stadi.
Dario Calimani
(24 maggio 2022)