Libri, autori
e telegiornali distratti
Se Dante Alighieri ha dovuto attraversare l’Acheronte o inerpicarsi su per la montagna del purgatorio per riuscire a incontrare i suoi scrittori preferiti, a noi torinesi, almeno per cinque giorni all’anno, bastano poche fermate di metropolitana: il Salone del Libro li raccoglie da ogni punto sulla faccia della terra e ce li porta quasi sulla soglia di casa. Certo, dobbiamo accontentarci degli autori viventi, ma è già una collezione più che soddisfacente, anche perché comprende saggisti, biografi, traduttori, curatori, ecc. che ci danno almeno l’illusione di avvicinarci un pochino agli scrittori amati non più viventi.
Ci vuole un po’ di attenzione e talvolta molta pazienza: bisogna studiare il programma e organizzarsi la visita il giorno giusto e al momento giusto, poi occorre analizzare bene la piantina e decifrare i suoi misteri (dove sarà la sala indaco – dove Shulim Volgelmann e Anna Linda Callow parleranno di Chaim Grade – che dalla carta sembra essere al tempo stesso all’interno e all’esterno dell’Oval? Ah, ecco, è quella porta che pareva di un piccolo magazzino e invece inaspettatamente si apre su una sala con molte decine di posti); infine bisogna calcolare i tempi di passaggio da una sala all’altra e quelli per eventuali code all’entrata.
Le code, poi, sono un capitolo a sé. Spesso assolutamente imponderabili. Ci sono autori famosissimi da cui si può entrare senza difficoltà e altri per cui mezz’ora prima c’è già un serpentone di persone che aspettano pazienti, magari pure all’esterno sotto il sole. Le regole ferree del Salone sono comunque democraticamente uguali per tutti: anche l’autore più illustre non può parlare per più di un’ora e al termine di questa la sala dovrà svuotarsi per accogliere qualcun altro.
Al Salone non si incontrano solo gli autori, naturalmente, ma anche amici, conoscenti, colleghi, ecc. Sono incontri in parte casuali, in parte prevedibili (dagli scrittori israeliani è si trovano sempre un bel po’ di ebrei, per esempio), in parte ricercati organizzando il percorso in modo da passare dagli stand delle persone da salutare; e non può mancare una visita al Bookblog, che ogni anno coinvolge una classe della mia scuola.
Che tristezza, però, uscire con la soddisfazione di aver visto e ascoltato autori amatissimi, di aver avuto il mondo della letteratura a casa propria, e scoprire che per il tg regionale il Salone del Libro non è la prima notizia, né la seconda, né la terza (quasi peggio del tg nazionale, direi); ancora più frustrante vedere a quali incontri e personaggi presenti al Salone viene dato spazio nei telegiornali: politici, attori, campioni di qualche sport, ecc.; qualcuno di loro ha scritto un libro, qualcuno lo ha presentato, qualcuno semplicemente è passato di là un momento. Di scrittori, anche famosissimi, praticamente non si parla, e di letteratura men che meno. Si dà per scontato che al pubblico che segue i tg queste cose non interessino. Mi domando che idea si possono fare i ragazzi dell’importanza che il mondo degli adulti attribuisce agli scrittori e alla letteratura: c’è da augurarsi – e per fortuna credo sia così – che i giovani non guardino molto i telegiornali.
Anna Segre
(27 maggio 2022)