Pio XII e la guerra,
una lunga storia di silenzi
Un’opera attesa, frutto di anni di lavoro e che promette di far luce su vicende laceranti e drammatiche. Presentazione in anteprima, al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, per il nuovo libro firmato dal Premio Pulitzer David Kertzer “Un papa in guerra. La storia segreta di Mussolini, Hitler e Pio XII” (ed. Garzanti). Il volume, naturale continuazione del lungo lavoro di studio sul pontificato di Pio XI e sui rapporti con Mussolini, esplora le relazioni del suo successore, Pio XII, e le posizioni della Chiesa durante il secondo conflitto mondiale. Kertzer, professore di Scienze Sociali alla Brown University, è stato tra i primi storici ad accedere agli archivi vaticani riguardanti il periodo della guerra e il pontificato di papa Pacelli, resi accessibili dopo decenni nel marzo del 2020.
L’evento è stato organizzato dal Meis con la casa editrice Garzanti e ha ricevuto il patrocinio dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara (ISCO) e dell’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Reggio Emilia (Istoreco).
“Accolgo il professor Kertzer – ha esordito il direttore del Meis Amedeo Spagnoletto – con un ricordo personale: quasi 15 anni fa la Comunità ebraica di Roma mi aveva incaricato di scrivere una pergamena di ricordo e benemerenza nei confronti di rav Morris Kertzer da presentare a suo figlio. Rav Kertzer era il cappellano militare delle truppe alleate che risalivano da Anzio per liberare Roma, fu proprio lui a riaprire il Tempio dopo gli anni di persecuzione e deportazione. Lo scorso anno, organizzando un incontro del Meis dedicato al rapimento di Edgardo Mortara, sul quale Kertzer ha scritto un celebre libro, ho potuto finalmente conoscere David a cui mi lega oggi un rapporto di amicizia e di stima”.
A discutere con l’autore la giornalista Brunella Torresin: “Questo libro – le sue parole – suscita domande molto coinvolgenti sotto tutti i punti di vista. È impressionante la quantità di documenti che sono stati utilizzati e sono alla base di un volume così approfondito”.
Proprio sul ruolo dei documenti è intervenuto Kertzer in un’appassionante intervista di fronte al pubblico numeroso accorso al Meis: “Per me è molto importante sottolineare – ha spiegato – che il libro non si basa solo sui documenti degli archivi vaticani ma su tante altre fonti raccolte assieme allo storico Roberto Benedetti e senza le quali non sarebbe possibile interpretare alcuni punti poco chiari. È per esempio interessante studiare gli archivi diplomatici italiani e tedeschi dai quali si evince il lavoro compiuto per far eleggere Pio XII che aveva l’obiettivo di rinsaldare il rapporto tra la Chiesa e la Germania di Hitler”.
Tra le pagine si dipana poi la storia di un negoziato segreto tra Pacelli e Hitler proprio allo scopo di ricucire i rapporti. “Il silenzio di Pio XII e la mancata presa di posizione contro il nazismo – ha dichiarato Kertzer – inizia prima di quanto si pensi, con l’invasione della Polonia, un Paese la cui stragrande parte della popolazione era cattolica”. Perché il papa non intervenne? “Il vero timore – ha aggiunto lo storico – fu la paura di uno scisma in Germania, soprattutto dopo l’Anchluss: non dobbiamo dimenticare che circa la metà della popolazione era cattolica. Molti dei nazisti la domenica andavano in chiesa”. Tante le domande dal pubblico, che hanno animato la seconda parte dell’incontro “Cosa succede dopo la Liberazione? Come si pone la Chiesa nei confronti della lotta partigiana?”, tra le altre. “Il papa – ha spiegato Kertzer – era molto preoccupato che l’arrivo degli alleati potesse sfociare in una guerra che avrebbe distrutto gran parte della città di Roma, ma il suo rapporto con gli americani fu buono, tanto che molti generali arrivati in città chiesero di poter avere udienza. Non bisogna poi dimenticare che molti dei finanziamenti della Chiesa arrivavano proprio dai cattolici americani. Era importante non offenderli”.
“Per quanto riguarda il rapporto con i partigiani – ha concluso – durante l’occupazione il papa spinse i romani a non intervenire, basti pensare che nemmeno il massacro delle Fosse Ardeatine venne menzionato sulle pagine dell’Osservatore romano. Per ciò che concerne infine il ruolo dei preti nella Resistenza il papa non scoraggiò le loro azioni, ma si tenne sempre a distanza fino alla fine della guerra”.
(Nell’immagine in basso: David Kertzer e Amedeo Spagnoletto accanto al quadro di Moritz Daniel Oppenheim, Il rapimento di Edgardo Mortara, 1862, Jay and Jeanie Schottenstein Family Collection of Judaica)