“Contrastare la distorsione,
i social un’opportunità”
Il mondo dei social media è spesso fonte di frustrazione per chi ha a cuore la Memoria e una trasmissione consapevole del ricordo alle nuove generazioni. Ma, al contrario, può anche rappresentare un’occasione per intervenire, disseminare interesse, stimoli, curiosità. Obiettivo non semplice da perseguire, ma forse ineludibile nella nuova era digitale che si sta aprendo.
A questo guarda il progetto “Countering Holocaust distortion on social media. Promoting a positive use of Internet social technologies for teaching and learning about the Holocaust”, risultato vincitore nell’ambito di un bando promosso dall’IHRA e presentato quest’oggi nella sede della Fondazione Museo della Shoah di Roma.
Coordinato da Stefania Manca dell’Istituto di Tecnologie Didattiche del CNR – per ora fruibile in inglese, ma è in arrivo una versione anche in italiano – è incentrato su quattro realtà: la Fondazione Museo della Shoah, per l’appunto, ma anche il Memoriale della Shoah di Milano, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara e la Fondazione Fossoli.
“Il primo prodotto di un progetto iniziato due anni fa e che ci ha portato a confronto con un argomento innovativo che richiama aspetti sia culturali che sociali e politici” ha spiegato in apertura d’incontro Silvia Guetta, docente dell’Università di Firenze e tra le animatrici di questa iniziativa. Fondamentale in questo senso le “buone pratiche sviluppate da musei e memoriali, contesti essenziali nell’elaborazione di contenuti adeguati”. D’altronde l’obiettivo del documento, come raccontava negli scorsi giorni su Pagine Ebraiche, è proprio quello di fornire spunti e raccomandazioni su come tali strutture “possano svolgere un ruolo chiave nel salvaguardare la documentazione storica rilevante e fornire informazioni corrette”.
Ricca di spunti la tavola rotonda che è seguita. A precederla i saluti istituzionali dell’addetta culturale dell’ambasciata tedesca Annette Walter, che ha portato i saluti dell’ambasciatore Viktor Elbling e tracciato l’ampio orizzonte di collaborazione italo-tedesca anche in materia di Memoria, del capo della delegazione italiana all’IHRA Luigi Maccotta e della presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. “La distorsione della Shoah è qualcosa che si nota, sui social media e non. Un fenomeno che va assolutamente monitorato e contrastato”, l’analisi dell’ambasciatore Maccotta. Non svincolata da questo impegno, per Dureghello, “la necessità di offrire ai giovani strumenti adeguati non solo per conoscere il passato ma anche per indurre una riflessione sul presente”.
A coordinare il successivo confronto lo storico Amedeo Osti Guerrazzi, con interventi delle professoresse Guetta e Manca, del rav Benedetto Carucci Viterbi preside delle scuole ebraiche di Roma, della coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Milena Santerini e dell’ex Consigliera Ugei Daphne Zelnick.
“Quello che presentiamo oggi è un punto di partenza, non di arrivo”, ha esordito Manca. “Musei e memoriali – il suo pensiero – stanno facendo un ottimo lavoro, ma hanno bisogno del massimo supporto. Anche perché, nel campo dei social media, siamo tutti un po’ apprendisti. Si tratta infatti di un ambito comunicativo in continua evoluzione”. Ad evidenziare “vantaggi e rischi” di una trasmigrazione sul virtuale è stata poi Santerini, che segue da vicino questo tema in molte vesti. Incluse quella di docente universitaria, di vicepresidente del Memoriale milanese e di fondatrice dell’osservatorio Mediavox sull’odio online. Un tema da “conoscere approfonditamente, perché ad oggi 2/3 dell’antisemitismo segnalato proviene dalla rete”. Un tema che è necessario affrontare anche per rav Carucci, che tra le varie sfide ha posto quella di “setacciare i contenuti che possono essere trasmessi attraverso questi strumenti”. Ribadendo nell’occasione l’importanza “di una formazione” all’altezza. Si tratta in ogni caso di questioni che non possono essere eluse, anche tenendo conto del dibattito “apertosi di recente su Memoria e influencer”. Questioni toccate anche da Zelnick nel suo intervento e che si sono ricollegate anche alla sua recente tesi di laurea su social media ed ebraismo.