Elena e l’infanzia spezzata
dalla Shoah,
un’area giochi nel suo nome

Sfollata a Rivarolo Canavese per sfuggire ai bombardamenti su Torino, la famiglia ebraica Colombo vi trascorse un periodo di relativa tranquillità fino all’otto settembre del ’43. La successiva occupazione nazista del Paese costrinse infatti Sandro, Vanda e la figlia Elena a una clandestinità di qualche settimana interrotta poi in dicembre dall’arresto. I genitori saranno subito deportati e uccisi ad Auschwitz. La figlia di neanche 11 anni sarà invece affidata a una famiglia amica e poi alle cure di un istituto. Ma sarà un rifugio temporaneo: tre mesi dopo i genitori, infatti, dovrà compiere lo stesso tragitto. Anche lei purtroppo senza ritorno. “L’unico caso documentato nella Shoah italiana di un minore che ha dovuto affrontare da solo l’arresto, la deportazione, lo sterminio”, sottolinea il giornalista Fabrizio Rondolino. Sandro era il fratello di sua nonna.
Due le iniziative che hanno ricordato i Colombo nel Comune piemontese. Prima lo svelamento di un totem davanti alla casa di corso Indipendenza che li aveva ospitati dal dicembre 1942 al settembre 1943. Quindi l’intitolazione di un’area giochi del parco Dante Meaglia, al Castello Malgrà, alla memoria di Elena.
Il giorno prima della deportazione all’amica Bianca, divenuta nel frattempo una staffetta partigiana, aveva inviato il seguente messaggio: “Devo darti una notizia meravigliosa! Oggi mi hanno annunciato che finalmente potrò raggiungere i miei genitori! Andrò anch’io nel campo tedesco dove lavorano e così li potrò rivedere e stare con loro. Non c’è bisogno che tu mandi pacchi, non preoccuparti più per me. Sono tanto felice! Parto domani per la Germania”.
Tra i partecipanti il sindaco Alberto Rostagno, il presidente dell’Anpi locale Gabriella Meaglia e la Consigliera della Comunità ebraica torinese Danila Franco.